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Pokémon Go, la forza delle idee di Nintendo

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Nintendo, il tempio del dovere. Nintendo, il marchio del divertimento. L’antico produttore di carte Hanafuda è uno dei nomi più noti nel mondo dell’intrattenimento videoludico. Nintendo ha fatto di Mario, di Donkey Kong, di Zelda/Link e di decine di altri personaggi e beniamini del pubblico i suoi punti di forza.

L’azienda che ha visto nel tempo passare quasi tutte le rivoluzioni del settore, sopravvivendo a ogni grande crisi e trovando il modo di riposizionarsi nel successivo “mondo nuovo”, è stata una delle grandi protagoniste dell’era degli otto bit, dei sedici bit, dei sessantaquattro bit, delle console da tasca, delle console con gesture naturali.

Non dimentichiamoci che prima che Apple lanciasse il suo iPhone nel 2007 e rendesse quindi popolare l’interfaccia multitouch come fattore chiave per la differenziazione rispetto alla concorrenza dell’industria telefonica (un settore decisamente già piuttosto maturo), Nintendo aveva lanciato il Nintendo DS e la Nintendo Wii, strumenti per l’intrattenimento videoludico che avevano fatto dell’interfaccia di puntamento (input) un fattore di gigantesca differenziazione. Anzi, fu proprio il dinamico duo DS-Wii a vibrare un potente colpo di judo contro un mercato agguerrito e tecnicamente più avanzato dal punto di vista del conto dei MHz e dei poligoni, e costruire invece il grattacielo di successi della Nintendo, azienda che ha raggiunto livelli paragonabili a quelli di Apple in fase di lancio, e che poi è stata in grado di sopravvivere lo stesso alla rivoluzione Xbox 360 e Playstation 4.

Pokémon Go funziona

Nintendo il cui modello di business è stato sempre conservatore, ha tenuto avanti i giochi di prima parte, cioè quelli fatti dall’azienda stessa, con relativamente pochi giorni di seconde parti (quelli fatti in esclusiva per l’azienda, con vincoli commerciali di vario genere) e tenendo ben in pugno il mercato delle terze parti (i produttori di giochi “agnostici”, che girano su tutte le piattaforme senza vincoli di esclusiva se non il desiderio autonomo dello sviluppatore di realizzare solo una versione e non le altre).

Nintendo ha portato avanti nel tempo lo sviluppo di decine di franchising, di personaggi e situazioni di vario genere. E ha utilizzato molto il cervello. Anzi, si può dire che tra i colossi della tecnologia (SeGa, SNK-NeoGeo, Microsoft, Sony) sia la meno tecnologica ma la più pragmatica e furba.

Arroccata sul mercato per bambini, che paga sempre, ha lentamente aperto a demografie diverse. Arroccata sulle cartucce prodotte in casa per limitare la pirateria e avere royalties più elevate, ha piano piano aperto alla rete, ai giochi in rete, ai contenuti scaricabili. Infine, arroccata sulla propria piattaforma, ha saputo espanderla e renderla più moderna, pur investendo poco e tenendo le spese di sviluppo e produzione molto basse. In pratica, andando in attivo per ogni console venduta.

Pokémon Go funziona

Oggi Nintendo cavalca l’ennesimo dei suoi prodotti di successo, i Pokemon Go. Che rappresenta varie aperture: l’uscita dall’arrocco dei suoi giochi con i suoi personaggi solo sulle sue console. E l’apertura ad altri tipi di visione e interazione. Nintendo da tempo ha flirtato con la realtà aumentata (qualcuno si ricorda il Virtual Game Boy? No? Meno male…) ma adesso la sua idea è in sincrono con i tempi e non deve neanche investire pesantemente nello sviluppo della infrastruttura e del prodotto hardware, quanto cogliere il frutto che pende appetitoso e invitante dal ramo basso della tecnologia altrui.

Pokemon Go prima ancora che una febbre virale è un gioco sviluppato dalla piccola software house Niantic per Nintendo e portato su iOS e Android. È un gioco in realtà aumentata che sovrappone i “pokemon”, pocket-monster, i mostriciattoli tascabili che vanno allenati per poterli poi far combattere tra di loro, nella realtà di tutti i giorni. Utilizza il GPS, la possibilità di geotaggare l’ambiente, creando un’arena ampia come il pianeta.

Ci saranno Pokemon da sfidare nascosti in posti impensabili e agguati in strada quando si esce per andare a scuola o a mangiare la pizza con gli amici. In futuro Nintendo vuole realizzare anche un dispositivo dedicato da collegare a iPhone e Android, Pokemon Go Plus, ma per adesso basta il telefono con una telecamera.

Pokémon Go funziona

A differenza di altri giochi in realtà aumentata questo Pokemon Go ha dalla sua una grafica non astratta ma al tempo stesso “facile” da renderizzare e personaggi molto noti: i Pokemon sono uno dei più straordinari casi di “marketing circolare” della storia dell’intrattenimento: passano da un media all’altro portandosi dietro cambiamenti e miglioramenti che poi torneranno anche sui media precedenti. Da videogioco a cartone animato/anime, a gioco di carte, a manga e via di nuovo a videogioco. In un cerchio infinito in cui a ogni interazione vengono aggiunte cose che poi saranno metabolizzate anche dagli altri nodi.

Con la forza di un prodotto praticamente infinito come questo, vero e proprio moto perpetuo dello storytelling videoludico e non solo, Nintendo è in grado di sferrare ed ha sferrato un colpo potentissimo alla nuova frontiera del gioco che ha a che fare con lo spazio reale attorno al giocatore e ai sistemi mobili in realtà aumentata che utilizzano gli smartphone. Per la sua scelta di sbarcare su console e piattaforme altrui, insomma, Nintendo ha fatto le cose per bene e ha portato del valore e dell’originalità: lo ha fatto quando aveva qualcosa da dire e nel modo in cui poteva dirla al meglio. I risultati sin dai primi giorni di lancio, quando una vera e propria febbre ha pervaso gli store in cui i Pokemon Go sono presenti, sono clamorosi. Si vende tantissimo.

La forza del pubblico virtuale che sta sulla piattaforma globale degli altri (Apple e Android/Google) è enorme, se chi cerca di conquistarlo ha gli strumenti e le idee giuste. Nintendo ancora una volta ha utilizzato le cellule grigie. I risultati, come dicevo, sono clamorosi.

Pokémon Go funziona

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