C’è voluto un bel po’ prima dell’arrivo della versione a 64 bit di Photoshop (l’ultima versione, la CS5, è finalmente a 64 bit) e in un video gli sviluppatori raccontano il perché di tutto questo tempo, le problematiche trovate e la complessità nel modificare un software così complesso (che quest’anno festeggia ventun anni di vita) per convertirlo e farlo funzionare su sistemi a 64 bit.
L’azienda era da tempo consapevole che il porting avrebbe richiesto molto lavoro ma fece l’errore di continuare a programmare nell’ambiente di sviluppo Carbon (creato da Apple per supportare il passaggio delle applicazioni da Mac OS 9 a Mac OS X) anziché passare immediatamente a Cocoa (ambiente di programmazione orientato agli oggetti sviluppato specificatamente per Mac OS X). Alla World Wide Developer Conference del 2007, Apple annunciò che non sarebbe stato possibile sviluppare applicazioni a 64 bit con Carbon, indirizzamento di memoria riservato alle applicazioni Cocoa.
Lo sviluppatore Russel Williams rimase meravigliato della decisione Apple: “Cenammo con loro in occasione della conferenza degli sviluppatori e all’annuncio rimanemmo sorpresi: stavamo per rilasciare una versione beta!”. A quel punto fu necessario abbandonare Carbon, imparare a lavorare con framework Cocoa e ripartire: bisognava riscrivere Photoshop da zero! Adobe avviò quella che all’epoca era stata definita operazione “AHOD” (“All Hands On Deck”, traducibile come “tutti sotto coperta” o “tutti ai posti di combattimento”), rivelatasi un fallimento su tutti i fronti: bisognò fare marcia indietro, riscrivere gran parte del codice e il tempo massimo era scaduto.
Tutto era nelle mani di Seetharaman Narayanan (sviluppatore he aveva già curato il porting di Photoshop da Mac a Windows): la sua esperienza avrebbe permesso di riorganizzare al meglio il porting. Un team (denominato “C2C”) si concentrò sulla traduzione da Carbon a Cocoa; un altro sulle nuove funzionalità: il solo supporto ai 64 bit non sarebbe stato sufficiente per rilasciare Photoshop CS5. Adobe lavora con vari team di sviluppo, anche al di fuori tra quelli che normalmente si occupano di Photoshop cercando, ad esempio anche nel mondo accademico (è grazie a questi che sono arrivati molti dei tool di serie con le ultime versioni del software). Il 28 gennaio 2010 il lavoro era finalmente completato: quanto fatto dal C2C fu integrato con il software sviluppato dagli altri team e sembrava tutto funzionare. Narayanan ricorda ancora la particolare atmosfera della giornata: “La gente piangeva. È stato un momento sacro”.
Dopo tante giornate stressanti, Adobe organizzò una festa per celebrare l’uscita: tre giorni sulle colline di Sonoma. “È stato meraviglioso! Ho montato a cavallo per la prima volta in vita mia” dice nel filmato Sarah Kong (uno dei membri del team di sviluppo) orgogliosissima di come il suo e i nomi degli altri sviluppatori compaiono nello splashscreen di Photoshop.
“Come il team che creò originariamente il primo Mac” dice Andrew Coven, “abbiamo firmato il nostro prodotto. Se si è fieri del proprio lavoro, lo si firma”.