Phil Schiller, l’ex chief marketing officer di Apple, è in questo momento il dirigente di Cupertino che più di altri appare l’ardente difensore d’ufficio dell’ecosistema della Mela, l’uomo dei piani alti chiamato a mettere la faccia contro la causa intentata dal Dipartimento di Giustizia statunitense, quello che dovrà perorare la visione dell’azienda che permette agli utenti di lavorare su più dispositivi senza soluzione di continuità, consapevoli di conto di funzionalità di sicurezza e privacy intrinseche nei suoi sistemi operativi, che anche per questo scelgono dispositivi Apple.
A sottolinearlo è il Wall Street Journal, facendo notare sue recenti dichiarazioni: “Non ho remore ad affermare che il nostro obiettivo è sempre stato rendere l’App Store il più sicuro, il posto migliore per consentire agli utenti di ottenere le app”, ha dichiarato Schiller a Fast Company. “Penso che gli utenti – e l’intero ecosistema di sviluppatori – hanno beneficiato del lavoro fatto insieme a loro, e che continueremo a fare”.
Un portavoce di Apple ha dichiarato al Wall Street Journal che Apple opera in conformità alle leggi delle nazioni dove opera, e con modalità che tendono a proteggere l’esperienza utente, come gli utenti si aspettano.
Dal 2020, Schiller non più il dirigente a capo della sezione marketing; il suo ruolo attuale è “Apple Fellow” e a quanto pare di capire sarà lui il volto pubblico che lavorerò in avanscoperta per difendere con le unghie e con i denti Apple.
La denominazione di “Apple Fellow” è assegnata dalla Casa di Cupertino a persone riconosciute per loro contributi straordinari dal punto di vista tecnico o di leadership lavorando per l’azienda. Un Apple Fellow è allo stesso tempo leader e visionario, una persona di riferimento che orienta l’azienda relativamente al suo settore di competenza.
Schiller è stato un testimone-chiave nel procedimento che ha visto Apple prevalere nella causa intentata da Epic Games nel 2021. Sui social e in varie interviste, Schiller ha più volte spiegato che Apple non intende cedere alle critiche di sviluppatori come Epic che vorrebbero operare senza le regole imposte da Apple.
“Le vostre pittoresche critiche al nostro piano di conformità al DMA, e prassi consolidate del passato di Epic con intenzionali violazioni delle disposizioni contrattuali con le quali non siete d’accordo, lasciano fortemente intendere che Epic non intende seguire le regole”, aveva scritto il 23 febbraio in una mail che Schiller aveva inviato come risposta al CEO di Epic, dopo che quest’ultimo aveva chiesto di sapere perché il loro account sviluppatori non era stato approvato (successivamente, Apple ha deciso di dare una chance a Epic).
Annunciando i cambiamenti per iOS, Safari e l’App Store nell’Unione Europea, passo al quale Apple è stata obbligata con l’aggiornamento a iOS 17.4, Schiller aveva dichiarato: “Le modifiche che annunciamo oggi sono in linea con i requisiti del Digital Markets Act per l’Unione Europea, e al contempo aiutano l’utente a tutelarsi dall’inevitabile aumento delle minacce alla privacy e alla sicurezza che questa normativa comporta. a nostra priorità rimane una: offrire a ogni utente, nell’Unione Europea come nel resto del mondo, l’esperienza migliore e più sicura possibile”.
Secondo Apple, inevitabilmente, le nuove opzioni per le app nei Paesi UE (con la possibilità di scaricare app da store alternativi) comportano nuovi rischi per i dispositivi Apple e per chi li usa. La Casa di Cupertino ha sottolineato che non potrà eliminare tutti i rischi possibili, ma adotterà misure per ridurli nel rispetto dei vincoli imposti dal DMA.
La portata della causa non può essere sottovalutata: per molti aspetti ricorda quanto successo a Microsoft: la sentenza potrebbe addirittura cambiare lo sviluppo della tecnologia.
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