Sviluppare farmaci può costare miliardi di euro e un’alta percentuale non supera nemmeno la fase di sperimentazione: ecco perché diverse soscietà, Pfizer in primis, stanno provando a impiegare l’Intelligenza Artificiale AI di Google in medicina e farmacologia.
A tale scopo la divisione Cloud di Google ha messo a disposizione due nuove suite per affiancare la medicina di precisione con un nuovo sistema di scoperta dei farmaci che farebbe un largo uso della sua AI generativa.
Google AI per proteine e aminoacidi
Una è la Target and Lead Identification Suite, progettata per migliorare la comprensione di proteine e aminoacidi (due componenti fondamentali nello sviluppo dei farmaci) delle aziende farmaceutiche.
Più precisamente aiuterà gli scienziati a identificare i cosiddetti bersagli biologici attorno i quali poter poi sviluppare un dato trattamento, di fatto accelerando la scoperta di farmaci e riducendo i costi.
Questa suite è già stata adottata da multinazionali come Pfizer e da altre aziende biotecnologiche di punta, tra cui ad esempio Cerevel. «Stiamo collaborando con Google per trovare un modo in cui AlphaFold possa potenzialmente accelerare il nostro processo di scoperta dei farmaci» spiega Nicholas Labello, il principale scienziato computazionale di Pfizer, «in modo tale che i nostri ricercatori possano condurre i loro esperimenti molto più velocemente».
Google AI per genetica e malattia
L’altra è Multiomics Suite e serve invece per analizzare i dati genomici, dovrebbe cioè poter facilmente scoprire come le variazioni genetiche possano influenzare una malattia, così da creare perfino trattamenti personalizzati per ogni paziente.
Siccome i database genomici generalmente sono enormi, l’AI di questa suite darebbe ai ricercatori un rapido accesso ai dati di cui hanno bisogno, anche qui accelerando lo sviluppo dei farmaci.
Le potenzialità di AI in farmacologia sono enormi e siamo solo agli inizi: per l’amministratore delegato di Colossal Biosciences Ben Lamm, riportato da Engadget, senza gli strumenti AI creati da Google «Non saremmo neanche lontanamente vicini a dove siamo oggi». E chissà dove ci porteranno.
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