La Commissione europea ritiene che gli accordi tra Amazon e Lussemburgo siano illegali. Secondo il garante per la concorrenza gli accordi di tax ruling, sfruttati per evitare il pagamento di miliardi di euro di tasse, sono da considerare alla stregua di aiuti di stato, illegittimi secondo l’ordinamento comunitario. Nel mirino è in particolare un accordo che le due parti hanno firmato nel novembre 2003, sfruttando il quale il colosso statunitense per la vendita al dettaglio paga il minimo delle tasse possibili.
Amazon ha ora alcune settimane a disposizione per rispondere alle accuse; successivamente la Commissione farà le sue valutazioni. Se la società sarà giudicata colpevole, dovrà restituire al Lussemburgo gli importi non versati. Secondo alcuni calcoli, con tali accordi Amazon avrebbe risparmiato circa 70 milioni di euro. Pierre Gramegna, ministro delle Finanze del Lussemburgo, in precedenza aveva dichiarato che le affermazioni della Commissione erano prive di fondamento e che a suo dire Amazon non avrebbe ricevuto nessun trattamento di favore: Bruxelles, evidentemente, pensa diversamente.
Le pratiche di “ottimizzazione fiscale” sfruttate da alcuni paesi per stimolare l’economia e attrarre le imprese sono da mesi nell’occhio del ciclone. L’esecutivo comunitario ha già avviato altre inchieste contro il Lussemburgo per il sospetto che, con i suoi tax ruling, abbia concesso aiuti di stato illegali non solo ad Amazon ma anche a Fiat Finance. Apple, da parte sua, è sotto pressione per il cosiddetto “double irish”, escamotage fiscale che in Irlanda permette alle multinazionali estere di pagare meno tasse possibili sugli utili.