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Per l’inventore dell’iPod il metaverso è sbagliato

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Se ricordate Fantozzi, l’eterno personaggio creato da Paolo Villaggio che fu molto famoso dalla fine degli Settanta fino a tutti gli anni Novanta, il cineforum in sala mensa aziendale era una tortura e soprattutto il famosissimo film di Sergej Ėjzenštejn La corazzata Potëmkin era una “cagata pazzesca”. Perdonateci il termine, ma è stato sdoganato sulla tv di Stato già negli anni Ottanta.

Ebbene, è quello che Tony Fadell, il papà dell’iPod che tutti noi appassionati di cose delle Apple conosciamo bene, ha detto (in inglese, ovviamente) parlando di metaverso, la creatura concettualizzata da Mark Zuckerberg per vari motivi, che ha cambiato anche il nome della sua azienda da Facebook a Meta e ci sta investendo un sacco di soldi, seguito da moltissime aziende e soggetti di vario genere (software house, telco e fornitori di contenuti). “Fuck the metaverse””, insomma.

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The metaverse is wrong

Fadell, che è anche il co-fondatore di Nest ed è conosciuto per il suo carattere decisamente esplosivo (il motivo per cui è riuscito così bene a reggere il passo con lo Steve Jobs di inizio millennio, salvo poi lasciare Apple per costruire una differente carriera), non ha risparmiato una bordata verso il concetto stesso di metaverso.

Fadell in una intervista ha proprio detto “fuck the metaverse”. L’attacco però non è un insulto quanto un modo per stigmatizzare e riassumere un concetto più ampio. Per Fadell il metaverso è impersonale e “sbagliato”. Il manager ha anche detto che ha risucchiato talenti e risorse che potevano essere usati per cause veramente importanti, come la crisi climatica.

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Una lotta sotterranea

Con il suo modo particolarmente esplosivo Fadell ha dato voce a una perplessità che molte aziende e dirigenti della Silicon Valley stanno cominciando a manifestare nei confronti del metaverso in generale e della posizione di Meta in particolare.

Anche il ceo di Snap, Evan Spiegel, si è ifnatti espresso contro il concetto “ambiguo” di metaverso. Al centro c’è il concetto di impersonalità che rende il metaverso particolarmente sgradevole e anche pericoloso.

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Fadell non si risparmia

L’attacco di Fadell, che ha appena pubblicato il libro Build sulla sua storia come creatore (e i suoi insuccessi prima di arrivare a iPod e Nest), è stato articolato nell’intervista con una certa abbondanza di particolari.

«Nel mondo virtuale – ha detto Fadell – il meta-mondo, come vuoi chiamarlo, non posso guardarti negli occhi, non posso vedere la tua faccia, per creare fiducia e una vera connessione personale. Non si balla nel mondo virtuale perché le persone non hanno nemmeno un corpo. Io, quando sono effettivamente con qualcuno, i miei capelli si rizzano sulla nuca, perché il mio corpo ha un sensore per quello».

Fadell ha anche affermato di essere contrario al metaverso a causa del talento e delle risorse l’ansia di fare affari da parte delle grandi aziende del mondo hanno strappato alla crisi climatica.

«I social hanno rubato tutti i cervelli e i talenti che potevano essere usati per affrontare il problema dell’ambiente dal punto di vista tecnologico. Ora la crisi climatica è peggiore che mai, e tutti quei cervelli veramente intelligenti e tutti quei soldi sono destinati a risolvere un problema che non abbiamo, invece di risolvere un problema vero, che abbiamo sul serio».

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Sui film e i mattoni

Ah, prima di chiudere, una nota da parte della redazione di Macity, visto che siamo appassionati di cinema in tutte le sue forme. In realtà ‌La corazzata Potëmkin è tutt’altro che una cagata pazzesca, come sosteneva Villaggio nel tentativo (peraltro riuscito) di fare una battuta sull’intellettualismo dominante e parodiare un atteggiamento anti-intellettuale che veniva spontaneo con la pesantezza culturale degli anni Sessanta-Settanta.

Invece, Sergej Ėjzenštejn è stato un regista geniale e modernissimo, e il suo film del 1925, che racconta le vicende dell’ammutinamento di un equipaggio della marina zarista che è centrale per la rivoluzione comunista di quella che poi sarebbe diventata l’Unione sovietica, è un film molto bello e molto citato. In particolare, il film è relativamente breve (67 minuti nella versione italiana) ed Ėjzenštejn è uno dei padri del montaggio, capace di dare leggerezza e velocità alla narrazione. Insomma, tutto il contrario di un “mattone” come diceva Villaggio con il suo personaggio del ragioner Fantozzi.

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