Google ha agito in modo anticoncorrenziale in India. Ad affermalo è l’autorità di regolamentazione antitrust indiana che accusa Big G di avere usato la sua “enorme forza finanziaria” obbligando i produttori a preinstallare le sue app nei dispositivi Android per rendere possibile l’accesso al Play Store.
A riferirlo è Reuters riportando quanto stabilito dall’autorità antitrust del Paese al termine di una indagine durata due anni.
Google, secondo l’unità investigativa della Competition Commission of India (CCI), ha ridotto “possibilità e incentivi dei produttori di dispositivi di sviluppare e vendere dispositivi funzionanti con versioni alternative di Android”.
Big G ha riferito in una dichiarazione a Reuters che cercherà di discutere con la CCI per dimostrare come Android abbia portato a una maggiore concorrenza e innovazione”.
L’azienda riferisce di non avere al momento ricevuto il rapporto d’indagine. Alti funzionari della CCI esamineranno la relazione prima di consegnarla a Google, offrendo a quest’ultima un’altra possibilità di difendersi prima di adottare una decisione definitiva. Google potrà in ogni caso impugnare qualsiasi decisione nei tribunali.
L’autorità di regolamentazione ha considerato le azioni di Google “equivalenti all’imposizione di condizioni vessatorie” nei confronti dei produttori dei dispositivi, in violazione della normativa indiana sulla concorrenza. Anche le policy del Play Store sono considerate “a senso unico, ambigue, vaghe, sbilanciate e arbitrarie”.
Anche Apple è stata sentita nell’ambito di tale indagine insieme ad Amazon, Samsung e altre 59 entità che hanno risposto a domande nel corso dell’indagine.
La notizia arriva pochi giorni dopo la sanzione a Google di 177 milioni di dollari per avere sfruttato la sua posizione dominante nel mercato smartphone, bloccando lo sviluppo di sistemi operativi concorrenti.
Nnel 2017 l’antitrust europeo impose a Google un’ammenda di 2,42 miliardi di euro per violazione delle norme antitrust dell’UE per avere abusato della posizione dominante sul mercato in quanto motore di ricerca accordando un vantaggio illegale a un altro suo prodotto, il servizio di acquisto comparativo; nel 2018 fu la volta di una multa da 4,3 miliardi per l’abuso di posizione dominante esercitato dal suo sistema operativo mobile, Android; nel 2019 Google aprì il portafoglio per pagare 1,49 miliardi di euro per aver abusato della sua posizione dominante nel settore della pubblicità per motori di ricerca con la piattaforma AdSense.
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