Il futuro dei processori è nel basso consumo. Anzi nel bassissimo consumo. Questo il leit motiv che ha caratterizzato la prima giornata della Developer Conference che Intel San Francisco. Il tema portante. di cui abbiamo dato conto già ieri sera in questo nostro articolo , toccherà tutti gli aspetti della produzione di processori di Santa Clara passando dagli smartphone per finire ai laptop che grazie ad un assorbimento sempre più basso dovranno essere in grado di fornire ai clienti un’esperienza “always-on” e “always-connected” (sempre disponibile e sempre connesso), tipica del mondo mobile.
La ricerca cominciata da diverso tempo dovrebbe arrivare a maturazione con i citati chip della serie “Haswell” nel 2013 e proprio un prototipo di questa nuova architettura è servito a far capire forte e chiaro che cosa si intende per bassi consumi. Otellini e i suoi tecnici hanno infatti dimostrato un chip che consente a un computer di avviarsi utilizzando una cella a energia solare delle dimensioni di un francobollo. Denominato “Near Threshold Voltage Core”, questo chip di ricerca sposta i limiti della tecnologia dei transistor, portando il consumo di energia a livelli incredibilmente bassi, quelli che, appunto, è possibile ricavare dalla luce. La postazione (non è stata resa nota la tipologia della CPU utilizzata ma con ogni probabilità si trattava di un Atom low voltage), era in grado di mantenersi operativa esclusivamente usando due lampade alogene anche se, processore a parte, le componenti del sistema erano alimentate dalla rete. Il risultato è ad ogni modo interessante, sopratutto in virtù della cella solare davvero miniaturizzata.
Il messaggio chiave non è, ovviamente, quello secondo cui a breve sarà il sole a muovere i computer laptop, ma che il futuro è tutto nella riduzione dei consumi. A beneficiare prima di ogni altra nicchia di questo trend potrebbero essere i dispositivi mobili per i quali non è da esclidere possano arrivare processori davvero alimentati anche da fonti di energia alternative accoppiate ovviamente ad accumulatori. È il caso, ad esempio, di tablet e smartphone, un ambito dove Intel sta tentando di guadagnarsi uno spazio.
Qui sotto una foto tratta dal sito Ubergizmo che mostra il sistema dimostrato