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Il Washington Post accusa Telegram, troppa libertà e protezione per i pedofili

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L’approccio di assoluta tolleranza di Telegram nei confronti dei suoi 950 milioni di utenti rende questo servizio di messaggistica istantanea e broadcasting un “paradiso” per i pedofili.

A riferirlo è il Washington Post spiegando che chi punta il dito contro Pavel Durov, il CEO di Telegram recentemente fermato in Francia, critica il suo finto idealismo, dietro il quale si cela nient’altro altro che un modello di business che permette di trarre profitto dal peggio offerto internet, incluso il cosiddetto CSAM (Child Sexual Abuse Material), materiale pedopornografico.

“Telegram è un’app scelta da varie organizzazioni politiche, inclusi dissidenti che vivono in regimi repressivi, ma è altrettanto interessante per gruppi terroristici, organizzazioni criminali e predatori sessuali che la usano come hub per condividere e consumare materiale pornografico non consensuale, nudi deepfake generati con l’AI, immagini e video illegali di minori sfruttati”, spiega Alex Stamos, chief information security officer di SentinelOne, azienda specializzata in cybersicurezza. “Per la loro pubblicizzata linea di condotta di non collaborare con le forze dell’ordine e il fatto che la piattaforma non scansiona automaticamente immagini alla ricerca di materiale CSAM, Telegram attira grandi gruppi di pedofili che scambiano e vendono materiale relativo ad abusi su minori”, riferisce ancora Stamos.

Chi fa attività illegali sceglie Telegram perché gli utenti si sentono protetti dal fatto che dati sensibili non sono condivisi con le autorità.

Tra i capi di accusa contro Durov diffusi dalle autorità giudiziarie francesi, vi è la mancata collaborazione con le autorità nell’individuazione di chi commette gravi pratiche illegali.

Non è colpa di Durov se gli utenti abusano di Telegram

Telegram sfrutta due sistemi di crittografia, un modello server-client per le chat private, i gruppi e i canali, e un modello client-client per le “chat segrete”; solo quest’ultime possono essere cifrate con modalità non accessibili a Telegram e per questo i magistrati francesi ritengono Durov responsabile, “complice” a vari livelli per i reati che vengono commessi sulla piattaforma.

David Kaye, professore della Irvine School of Law presso l’Università della California, ed ex relatore dell’ONU sulla libertà di espressione riferisce che alcune volte Telegram ha messo al bando alcuni gruppi ed eliminato contenuti CSAM ma che il rifiuto di condividere dettagli con gli investigatori la distinguono da altre aziende del mondo IT.

Contrariamente ad altre piattaforme che operano negli Stati Uniti, Telegram non è obbligata da leggi federali a segnalare elementi CSAM al NCMEC, National Center for Missing and Exploited Children (Centro nazionale per i bambini scomparsi e sfruttati); con quest’ultimo centro collaborano la maggior parte delle piattaforme, ma non Telegram. “L’NCMEC ha provato a ottenere loro report, ma non hanno interesse ed è risaputo che non vogliono lavorare con le forze dell’ordine o chiunque altro in questo ambito”, ha riferito un portavoce di NCMEC.

Il Washington Post riferisce ancora che più volte Telegram è stato individuato come strumento per la memorizzazione, diffusione e condivisione di immagini pedopornografiche, citando esempi di persone che hanno acquistato o richiesto espressamente questo materiale usando la piattaforma in questione.

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