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Dentro allo stabilimento Pegatron: così nascono gli iPhone

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Sistemi di identificazione facciale, metal detector per impedire che qualcuno porti all’interno macchine fotografiche e uno strettissimo sistema di controllo che rende impossibile attuare straordinari se questi non sono effettivamente ed esplicitamente disposti dall’azienda. Sono queste alcune delle peculiarità che emergono da una visita di Bloomberg, la prima di una testata giornalistica occidentale, agli stabilimenti  stabilimenti di Pegatron, dove si costruiscono gli iPhone..

L’articolo, si comprende scorrendolo da cima a fondo, è stato imperniato quasi interamente sulla volontà da parte di Pegatron, il secondo più importante partner della Mela, di mostrare al mondo di avere soddisfatto le richieste che le sono arrivate da Cupertino proprio sui limiti agli straordinari; nonostante il baricentro “tecnico” del servizio, emergono dettagli interessanti su come si lavora in uno stabilimento dove viene prodotto iPhone.

Lo stabilimento di Pegatron si trova nella periferia di Shanghai; qui, migliaia di lavoratori vestiti con giacche color rosa, si preparano ogni mattina a produrre nuovi smartpone Apple. Prima di entrare, uomini e donne mostrano il loro volto a uno scanner e strisciano il badge al tornello per timbrare il cartellino; viene attuato un riconoscimento biometrico. I controlli sugli orari sono fondamentali per impedire straordinari eccessivi. I dipendenti passano poi per un metal detector che serve ad impedire che qualcuno possa entrare con una fotocamera o uno smartphone e scattare foto di prodotti in fase di assemblaggio.

John Sheu, in fabbrica denominato “Big John” o “Mayor”, è il presidente di Pegatron, azienda grande quanto 90 campi da football presso la quale 50.000 persone assemblano gli iPhone. Il suo compito preferito è verificare che il tempo sia dedicato all’assemblaggio piuttosto che sprecarlo in distrazioni improduttive quali fare appelli giornalieri o occuparsi dei controlli di identità. Assiste alla preparazione al via del turno. Alle 9.20 i primi 320 lavoratori di una delle unità di produzione si allineano con precisione militare in quattro righe per l’appello nominale. “Buon giorno!” pronunciano all’unisono sotto lo sguardo vigile del “capo”, affiancato da supervisori attrezzati di iPad. Dopo gli accertamenti di rito, si passa sei minuti dopo al piano dove avviene la produzione, assemblando le parti dello smartphone che scorrono su nastri trasportatori.

Pegatron

Sulle pareti sono presenti poster suggestivi che servono da ispirazione. I dipendenti attraversano una scala sulla quale sono presenti ancora le famigerate reti di sicurezza (per impedire incidenti e suicidi). Dalla sala con gli armadietti prelevano le cuffie protettive, puliscono le suole e indossano soprascarpe puliti. Al centro del campus di Pegatron c’è una piazza con strutture per vigili del fuoco, stazione di polizia, ufficio postale. Sparsi per la struttura si trovano: bus navetta, grandi caffetterie, giardini paesaggistici e stagni con le carpe. Le opere in cemento sono costruite con modalità che ricordano l’architettura tradizionale cinese ma quanto avviene all’interno non ha nulla a che fare con la tradizione.

Pegatron

Per impedire nuove accuse di obbligare i dipendenti a orari di lavoro eccessivi, Pegatron sfrutta un sistema di identificazione sfruttando badge collegati a un database grazie al quale è possibile cronometrare orari, tenere conto dei salari e delle spese sostenute nei dormitori o a pranzo. A detta dell’azienda taiwanese, le nuove procedure adottate hanno permesso di ottenere il rispetto delle conformità per quanto riguarda gli straordinari quasi nel 100% dei casi, con solo alcune eccezioni riguardanti gli ingegneri che si occupano delle riparazioni di emergenza.

Li Qiang, direttore esecutivo del gruppo di attivisti di China Labor Watch (CLW), afferma che i controlli di identità sono solo operazioni di facciata; “non ci sarebbero altrimenti centinaia di casi di lavoratori che lamentano eccessive ore di lavoro straordinario”. CLW afferma ancora che la paga base continua a essere bassa, al punto che i lavoratori sono costretti agli straordinari per sbarcare il lunario. Elaborando i dati di 1261 buste paga della struttura Pegatron di Shanghai, con riferimento al periodo che va da settembre a ottobre del 2015, sono state evidenziate ore di straordinario eccessivo.

Secondo Pegatron gli attivisti sbagliano i conti anche perché il mese in questione combacia con le festività nazionali, quando la paga è triplicata rispetto al normale. Apple e Pegatron affermano di non essere mai state contattate da CLW; quest’ultima invece afferma di avere preso contatto con Apple ma di non aver ricevuto risposte. Da marzo di quest’anno, il gruppo di attivisti afferma di avere ottenuto altre 441 buste paga e che da queste si evincono ancora straordinari eccessivi. Pegatron ribatte affermando di avere aderito alle linee guida dell’Electronic Industry Citizenship Coalition che limita gli straordinari a circa 80 ore al mese.

Nel 2013 Pegatron era stata nell’occhio del ciclone dopo la morte di cinque giovani lavoratori nelle strutture di Shanghai, incluso un 15enne deceduto per polmonite. Il ragazzo era riuscito a ottenere il lavoro in Pegatron presentando falsi documenti (aveva indicato di avere 20 anni). Per il caso in questione, Apple aveva inviato un’equipe medica per indagare sull’accaduto stabilendo che il decesso non aveva ad ogni modo a che fare con le condizioni di lavoro. Sempre lo stesso anno, CLW aveva lamentato presunte irregolarità e violazioni sul luogo di lavoro, incluse antitetiche modalità di identificare i dipendenti e deprecabili condizioni di vita all’interno degli stabilimenti. Apple aveva anche in questo caso eseguito controlli, avviato indagini e promesso un numero maggiore di verifiche.

“Se hanno permesso a un reporter di mostrare le condizioni di lavoro”, spiega Jenny Chan, docente presso l’Oxford’s Kellogg College, “significa che fanno fronte a pressioni esterne cercando di essere più trasparenti”, “perlomeno in superficie, stanno cercando di mettere a posto qualcosa”. “Non hanno ancora indicato dettagli sul come mandano avanti l’attività e sul complessivo sistema lavorativo”.

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