Code Grabber Pandora è un dispositivo di piccole dimensioni utilizzabile per aprire le portiere dell’auto, portoni, cancelli. È nato come strumento per agevolare il lavoro dei fabbri alle prese con aperture di emergenza ma, come segnala La Repubblica, i malviventi hanno compreso le potenzialità di un dispositivo con il quale è possibile portare a termine furti di auto di tutti i tipi, inclusi BMW, Audi, Jaguar, Mini e Rolls Royce.
Il dispositivo è venduto su internet spiegando che, aprendo e chiudendo la portiera di una vettura nelle vicinanze, è possibile “catturare” il segnale della chiave remota e ottenere accesso ai veicoli; lo stesso concetto vale per portoni, cancelli e così via.
In teoria il dispositivo dovrebbe essere usato per duplicare chiavi di legittimi proprietari ma in pratica è usato anche dai ladri, per appostarsi nelle vicinanze del malcapitato di turno e clonare la chiave virtuale da usare in seguito per completare il furto. Su internet il dispositivo è venduto su vari siti a prezzi variabili (a partire da 799,00 euro) ma il costo non è ovviamente un problema per ladri d’auto e affini.
I produttori di veicoli più recenti sfruttano sistemi più avanzati per impedire i furti ma i ladri di auto non si fermano davanti a nulla: tentativi di hackeraggio sono all’ordine del giorno e in aumento in vari paesi.
Pochi giorni addietro abbiamo segnalato che il tasso di furti d’auto in Gran Bretagna ha raggiunto il tetto massimo degli ultimi dieci anni e molti altri paesi stanno seguendo la medesima tendenza: brusco decremento fino al 2010 seguito da una leggera ripresa o un tasso stabile.
Oltre che il grabber di codici, un diverso modo di portare a termine il furto consiste nel collegarsi al CAN bus, sistema di comunicazione interno presente nella maggior parte delle auto odierne, sfruttando tool dedicati che consentono di bypassare l’immobilizer, un blocco digitale che dovrebbe impedire l’avvio dell’auto se la persona che vuole prendere il comando dell’auto non corrisponda effettivamente al proprietario.
Purtroppo si è scoperto che in molti casi gli immobilizer comunicano con tecniche di cifratura molto deboli, e bastano pochi secondi (o al massimo pochi minuti) per risalire al codice di sicurezza del veicolo, che consente di creare una nuova chiave e di conseguenza di disattivare il sistema di immobilizzazione.
Il consiglio per chi è preoccupato è di tornare alle origini: applicando ad esempio un blocco meccanico nello sterzo, ulteriore difficoltà per i potenziali ladri. È ovvio che se devono scegliere tra un’auto con o senza blocca volante o bloccasterzo, sceglieranno quelle che permetteranno loro di perdere meno tempo.
Quello che molte case automobilistiche non sembrano avere compreso è la necessità di sfruttare algoritmi di cifratura avanzati senza i quali, i sistemi antifurto rischiano di diventare obsoleti già all’arrivo sul mercato dell’auto.
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