iTunes va bene e a pagare il prezzo è Pandora. Le quotazioni azionarie del servizio di streaming musicale sono scese di circa il 10 per cento da quando Apple ha dichiarato di aver totalizzato più di 11 milioni di ascoltatori unici ad iTunes Radio, fermandosi a 24,26 dollari alla chiusura, 0,74 dollari meno rispetto al suo prezzo di offerta iniziale.
La reazione del mercato dipendente dal fatto che gli investitori ritengono l’entrata della Mela come un fattore di disturbo importante per il concorrente, attivo nel settore da anni come protagonista incontrastato, ma che vede ora arrivare sul mercato quello che potrebbe essere considerato, per moltissimi motivi, il peggior avversario possibile.
Oltre alle difficoltà contro la rivale, Pandora deve affrontare anche una disputa contro la American Society of Composers, Authors a; in più l’azienda di Oakland ha anche richiesto un finanziamento per una nuova emissione di azioni, in maniera di poter nuovamente sostenere i suoi investimenti e proseguire la competizione. Pandora sembra è sotto pressione non da parte di Apple, ma anche a Spotify ed ad altri attori del settore che offrono un catalogo musicale molto più basto e sono in grado di soddisfare i desideri della clientela in maniera più efficace.
La concorrente svedese si è estesa al di fuori dei confini nord americani, cosa che Pandora non è mai stata in grado di fare (eccetto Australia e Nuova Zelanda), segno di licenze più efficaci con le etichette e con la ASCAP stessa: per esempio Pandora possiede un database di circa un milione di brani, contro i circa 20 milioni di Spotify.