Come riportato dal Nikkei, Panasonic annuncia il definitivo abbandono del mercato degli smartphone in Giappone, ultima nazione presidiata dall’azienda, per esternalizzare la sua produzione offrendo il suo marchio in licenza ad altri produttori verso i mercati emergenti come l’India e la Cina. Il presidente dell’azienda, Kazuhiro Tsuga, ha fissato rigorose linee guida rigorose sul fatturato della società, minacciando la sopravvivenza di ogni divisione che mancasse un obiettivo di margine operativo di almeno il 5% entro tre anni. La divisione mobile prevede di perdere più di 11 milioni di dollari per l’anno fiscale in arrivo, mentre le perdite erano pari a 81 milioni dollari l’anno prima.
“Non è accettabile che la società accetti perdite di questo tipo, quindi dobbiamo pensare a come sviluppare le nostre attività in una direzione più efficace”, ha detto Tsuga. Panasonic prevede comunque di espandere la serie di computer portatili della serie Toughbook con smartphone per uso eminentemente aziendale. Panasonic aveva tentato un nuovo debutto sul mercato occidentale nel 2011, lanciando il suo Eluga su piattaforma Android ma non è riuscito a raccogliere il supporto degli operatori europei o statunitensi.
Si tratta di un’altra vittima dell’evoluzione del settore: Panasonic nel 2001 era il secondo più grande produttore di telefoni in Giappone, capace di raggiungere più del 19% del mercato nazionale. L’anno scorso invece era sceso al 7%, molto indietro rispetto al 24% di iPhone. Infine quest’anno l’operatore nipponico NTT DoCoMo, ha detto che avrebbe promosso solo Sony Xperia A e il Galaxy S4 di Samsung (quest’ultimo già abbandonato), decretando definitivamente la fine di Panasonic.