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Panama Papers, motore di ricerca per navigare tra i signori dei paradisi fiscali

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Nuova svolta per la vicenda delle rivelazioni in materia di paradisi fiscali nota come “Panama Papers”. Sono finiti online – corredati da motore di ricerca ad hoc – tutti i documenti trapelati da Mossack Fonseca, uno studio legale che si occupa di creazione e gestione di società off shore, al centro di una lunga inchiesta giornalistica che ha coinvolto decine di quotidiani internazionali.

I documenti in questione dimostrerebbero il coinvolgimento di banche che hanno aiutato clienti a mettere i proprio patrimoni fuori dalla portata delle agenzie del fisco dei paesi di residenza, suscitando sospetti su attività al confine tra lecito ed illecito di migliaia di società, alcune controllate da politici, capi di stato e banche di ogni parte del mondo.

Panama papers

Ora grazie a uno specifico motore di ricerca è possibile individuare nomi e indirizzi di tutti i soggetti coinvolti. Il consorzio internazionale dei giornalisti investigativi che ha ottenuto i documenti spiega che il motore di ricerca è in grado di trovare all’interno di undici milioni di documenti legati a quanti hanno cercato di evadere il fisco sfruttando schemi di investimento offshore aiutati dall’agenzia Mossack.

È possibile effettuare ricerche con nomi, azionisti, indirizzi collegabili a società offshore, anche quelle per le quali i proprietari sono ancora segreti, comprese le identità delle agenzie di mediazione che hanno collaborato alla creazione dei conti esteri.

I documenti in questione sono stati inizialmente consegnati al giornale tedesco Süddeutsche Zeitung da un dipendente (anomimo) della Mossack Fonseca; questi hanno poi condiviso l’archivio con il Consortium of Investigative Journalists, che a sua volta ha chiesto il supporto a centinaia di organizzazioni giornalistiche di 80 diversi paesi, inclusi anche Guardian e BBC (e l’Espresso in Italia), per studiarli e analizzarli. Il numero di documenti è impressionante: sono 11.5 milioni pari a 2,6 terabyte di dati. Si dice sia il più grande “data leaks” della storia, per intenderci superiore ai documenti trafugati da Snowden sulla NASA nel 2013 o per WikiLeaks nel 2010.

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