Nel 1985 Andy Warhol utilizzò un Amiga 1000 per creare opere e composizioni digitali sfruttando le notevoli capacità multimediali e grafiche dello storico computer Commodore: i ritratti, le opere e gli esperimenti digitali di Andy Warhol su Amiga furono salvati su svariati dischetti dell’epoca e poi dimenticati nel magazzino di un museo per diversi anni.
La storia del recupero e la prima presentazione al pubblico delle opere digitali di Warhol su Amiga, considerate perdute fino a pochi mesi fa, è raccontata in un nuovo documentario del Carnegie Museum of Art in contemporanea con una mostra che si terrà nell’omonimo museo di Pittsburgh. Fortunatamente gli appassionati di arte ma anche gli innumerevoli fan di Commodore Amiga potranno in tutto il mondo potranno conoscere questa affascinante storia senza doversi recare negli USA: il documentario verrà pubblicato in streaming sul sito del museo a pattire dal 12 maggio.
Per il recupero delle opere digitali di Warthol su Amiga il Carnegie Museum of Art ha richiesto l’aiuto del Computer Club dell’Università Carnegie Mellon, così come riportato da Engadget, le cui conoscenze della storica piattaforma di computing e dei formati di file allora utilizzati sono risultati indispensabili per leggere i dischetti e recuperare i file creati dall’artista pochi anni prima della morte avvenuta nel 1987.
Nonostante il fallimento di Commodore, i computer Amiga sono ancora oggi ricordati con affetto da milioni di utenti in tutto il mondo: proposto a una frazione del prezzo del Mac, era stato soprannominato il Mac a colori. Grazie a una delle prime e meglio riuscite implementazioni di architettura multi-processore, Amiga era in grado di gestire grafica in alta risoluzione a colori molto sofisticata per quei tempi, suono stereo, trasferimenti dati velocizzati per audio e video e altre funzioni allora impossibili sulle macchine dell’epoca oppure disponibili solo su computer molto più costosi.