Il nuovo modello di intelligenza artificiale di OpenAI è in grado di fermarsi a pensare prima di rispondere a una domanda, proprio come una persona. OpenAI o1 (fino ad oggi noto sotto il nome in codice di Strawberry) è quella rivoluzione contemporaneamente attesa e temuta da tempo che, al suo stadio iniziale in cui oa si trova, è già in grado di fare cose di cui solo i migliori esseri umani sono capaci. Ed è già pronto per superarci tutti.
C’è chi ha definito Sam Altman, amministratore delegato di OpenAI e del celebre chatbot ChatGPT, il nuovo Oppenheimer; non lo sappiamo ancora, mentre è più probabile che quel che è stato appena presentato rivestirà un ruolo cruciale nelle nostre vite.
Perché se con ChatGPT-4o – l’attuale e più avanzata versione del chatbot attualmente disponibile – possiamo cercare le risposte alle domande più comuni, oltre che scrivere ed editare testi anche lunghi e complessi, gli algoritmi del nuovo OpenAI o1 si occupano di tutt’altro.
Il suo punto di forza e novità principale consiste nella capacità di risolvere problemi sempre più complicati e svolgere operazioni complesse. Ci riesce perché come un essere umano ragiona prima di rispondere, e attraverso il suo continuo apprendimento affina di volta in volta il processo del suo pensiero, provando strategie diverse ed arrivando perfino a riconoscere i propri errori. Per imparare e migliorare sempre.
In pratica – spiega l’azienda – si comporta come uno studente di un dottorato alle prese con complesse questioni di fisica, chimica e biologia, con buoni risultati anche in ambito matematico e di programmazione.
E i traguardi già raggiunti parlano chiaro: sà risolvere l’83% dei problemi dell’esame di qualificazione dell’International Mathematics Olympiad (GPT-4o, nello stesso test, ne ha risolti correttamente solo il 13%) e alle competizioni Codeforces la percentuale sale al 99%.
Non potendo (al momento) navigare sul web per attingere le informazioni, prendere in esame immagini, file e audio, questo modello di intelligenza artificiale non è paragonabile a quella di ChatGPT-4o che, nei casi più comuni, risulta essere ancora migliore e più veloce (al momento).
Ma se un fisico ha bisogno di generare una formula matematica complessa, o se un ricercatore vuole annotare i dati di sequenziamento cellulare, allora OpenAI o1 è la risposta, di oggi e soprattutto di domani. L’azienda infatti spiega che al momento può impiegare anche diversi secondi per rispondere a una domanda, ma si punta a versioni future capaci di star lì a scervellarsi (possiamo dirlo anche se è fatto di chip e software e non di cellule?) per ore, giorni, e settimane, prima di trovare la soluzione.
I costi per gli utenti sono molto più alti. Oggi con ChatGPT-4o si spendono 5$ per un milione di token di input (o per porzioni di testo analizzate dall’AI) e 15$ per un milione di token di output. Invece con il nuovo Open AI o1 i prezzi lievitano rispettivamente a 15$ e 60$. Ma chi non li pagherebbe, si chiede retoricamente openAI, se la promessa è quella di riuscire a trovare (finalmente) la cura per il cancro o per sviluppare molto più rapidamente il vaccino per la prossima pandemia?
Se con ChatGPT-4o abbiamo uno strumento potentissimo per scrivere ed editare i testi, con OpenAI o1 possiamo usare gli algoritmi per analizzare, calcolare e programmare di tutto e di più.
Chi può usare Open AI o1
Quando arriva? è già arrivato. Sotto forma di una early preview, un’anteprima a cui gli utenti abbonati paganti Plus e Team possono già accedervi, mentre la prossima settimana sarà il turno degli Enterprise ed Edu.
Più avanti invece la nuova tecnologia finirà anche dentro le API con cui gli sviluppatori potranno creare prototipi, anche se con limitazioni tariffarie e limiti alla tecnologia. Insieme alla o1-preview è stata presentata anche la o1-mini, una versione più veloce della stessa tecnologia e indirizzata alle domande STEM.
La startup che domina la scena AI ha deciso di rilasciare ora il promettente modello o1, solo in preview, praticamente in beta e con funzoni, potenzialità e prestazioni volutamente limitati principalmente per due ragioni.
L’azienda ha bisogno di vedere sia quali saranno gli utilizzi principali degli utenti di questa nuova AI, sia per capire dove c’è bisogno di lavorare ancora per migliorarla. L’arrivo sottotono non deve far dimenticare che o1 rappresenta la prima generazione di modelli AI in grado di simulare ancora meglio ragionamento e capacità umane. Le sue vere potenzialità saranno molto più chiare a tutti man mano che OpenAI amplierà e migliorerà le funzioni, come è stato fatto in precedenza con ChatGPT.
Date le implicazioni e l’impatto che tutto questo avrà sulle nostre vite, OpenAI dichiara di aver già rinforzato la sicurezza dell’intera piattaforma – spiegano – collaborando anche con gli enti governativi, nell’ottica di far sì che tutto sia in piena regola dal punto di vista delle normative dei vari paesi.
Mentre attendiamo di scoprire dove arriveremo, immaginiamo figli e nipoti che sorrideranno nel ricordare il nostro sbalordimento quando arrivò il primo ChatGPT in quel 30 novembre del 2022; per loro l’AI sarà molto più di di un robot con cui parlare. Ma, vista la velocità dei progressi AI, forse la data che verrà ricordata sarà l’introduzione di OpenAI o1.
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