IBM licenzia 111.000 dipendenti, il 26% della sua forza lavoro. Se questi dati verranno confermati si tratterà della più imponente manovra di licenziamenti nell’intera storia della società: ricordiamo che IBM è stata fondata nel 1911 e l’ondata di licenziamenti più numerosa precedente è avvenuta nel 1993 quando furono terminati 60.000 posti di lavoro.
Chiamato internamente “Project Chrome”, si tratta di un taglio che ha l’obiettivo di alleggerire costi e spese in bilancio, con l’ultima trimestrale che per l’undicesima volta segna un calo di vendite. La società ora specializzata in software di analisi, servizi e cloud computing, ha da tempo ceduto varie attività che permettevano di generare miliardi di dollari di fatturato, molte delle quali però in perdita o semplicemente in pareggio, ma nonostante le cessioni i problemi non sembrano avere fine.
Robert X. Cringely di Forbes ritiene che nonostante l’imponente mole di licenziamenti, i tagli potrebbero non essere la soluzione migliore per risolvere i problemi della società e che anzi, questa mossa rischia non solo di traumatizzare i dipendenti ma anche di creare scompiglio e ritardi nei contratti in corso, con possibili ripercussioni anche presso i clienti attuali.
Poiché i licenziamenti riguarderanno tutte le divisioni, resta da capire se la decisione influenzerà l’iniziativa MobileFirst, le soluzioni specializzate per iPhone e iPad, frutto della collaborazione tra Apple e IBM. Poco più di un mese addietro sono state presentate la prima serie di app, con soluzioni per compagnie aeree, banche, polizia, venditori e molti altri settori. È ad ogni modo probabile che IBM non riduca gli investimenti nell’ambito delle attività di servizio, le uniche dove i margini di profitto operativi sono in crescita.