La nascita dello standard Micro Quattro Terzi, sostenuto dagli investimenti congiunti di Panasonic ed Olympus, è stato all’origine del segmento di quelle che oggi vengo chiamate fotocamere mirrorless, caratterizzate da lenti intercambiabili e da un corpo generalmente più compatto e pratico rispetto alle più ingombranti DSLR. Dietro al duo nipponico si sono infilati in molti, tra cui Sony, Ricoh, Fujifilm, Samsung e più recentemente anche le regine del settore delle reflex digitali, Canon e Nikon, che per la dominanza in quella nicchia che le mirrorless voglionno insidiare hanno esitato un po’ ad entrare nel mercato. Ma nonostante la primogenitura, il formato Micro Quattro Terzi, seppur premiato dalla critica come rivoluzionario in termini meccanici e ingegneristici, ha però spesso prestato il fianco a critiche sulla qualità delle immagini, dubbi dovuti all’innegabile minor area di sensibilità alla luce del sensore Micro Quattro Terzi, di circa il 30 per cento più ridotto rispetto ad un classico sensore APS-C, e non si può dire che i critici abbiano sempre avuto torto, almeno fino a ieri.
Diciamo “fino a ieri” perché a nostro parere (e non solo nostro) l’uscita sul mercato della Olympus OM-D EM-5 (ideale prosecuzione delle serie OM analogica) ha rappresentato probabilmente uno dei più efficaci balzi in avanti – in termini pratici seppur non puramente scientifici – per ridurre, e i qualche caso persino annullare, le differenze di qualità fra questi due formati, dimostrando che oggi anche con un sensore ridotto e la giusta tecnologia abbinata è possibile ottenere risultati complessivamente di pari livello ad una DSLR o Mirroless con sensore APS-C.
La Olympus OM-D EM-5, lanciata lo scorso anno, è immediatamente salita alla ribalta come la mirrorless dell’anno, premiata da numerosi esperti e siti specializzati che l’hanno collocata al top delle loro classifiche, spesso sopra DSLR di fascia media, più costose e soprattutto ingombranti. Di essa si elogiano la gamma cromatica, la sensibilità alla luce, la flessibilità abbinata al buon assortimento di lenti. Non è un caso che Olympus ha fatto poi seguire alla OM-D EM-5 la Olympus OM-D EM-1 che è un prodotto semi-pro, ma fondato sullo stesso concetto e che su queste due macchine si sta ricostruendo una credibilità e una grande visibilità nel mondo degli appassionati di foto digitale ma anche tra coloro che vogliono semplicemente avere un ottimo prodotto, superiore ad una compatta, capace di introdurli in un mondo, quello della fotografia digitale, che non è solo punta e scatta.
In aggiunta a questo la Olympus OM-D EM-5 è oggi un prodotto più accessibile dal punto di vista economico (anche in vista del lancio che prossimo della Olympus OM-D EM-10), benchè ancora più costoso delle mirrorless entry level (su Amazon parte da 949 euro anche se è reperibile ol line direttamente da Olympus a un costo di 1149 euro). Infine è anche una macchina fotografica di design, con il suo look retrò che ammicca alle vecchie reflex Olympus degli anni ’70 e ’80.
Tutte buone ragioni per portare Macitynet a fare “un giro di prova” su questa digicamera che per le sue caratteristiche rappresenta un prodotto speciale ancora oggi, a distanza di più di un anno dal lancio, molto interessante per i nostri lettori.
Olympus OM-D EM-5: Controlli ed ergonomia
Il design delle Olympus OM-D EM-5, come accennato, prende ispirazione dalla storica Olympus OM, reflex d’altri tempi che ha fatto la storia del marchio, rivisitata oggi in veste più moderna, leggera, pratica e compatta. Il corpo, realizzato in magnesio e disponibile in nero o cromato, si distingue per le sue linee nette, interrotte da due slot indipendenti per la scheda SD e la batteria; inoltre è tropicalizzato a prova di polvere e spruzzi che, se abbinato ad un obiettivo Olympus dotato delle stesse caratteristiche, ne permette l’utilizzo anche sotto la pioggia o in condizioni avverse.
Invece del mirino ottico della storica OM abbiamo a disposizione un valido (molto chiaro e definito) mirino elettronico da 1.440 mila punti, regolabile in base alle diottrie, posizionato al centro in alto, in una posizione classica per le macchine con specchio, sopra il quale è disponibile una slitta a caldo su cui può essere inserito il flash. Quest’ultimo infatti non è integrato nel corpo macchina ma incluso separatamente nella confezione ed applicabile in caso di necessità.
Il mirino oltre alle buone performance offerte a coloreo che preferiscono comporre l’immagine in maniera classica, si spegne e si accende usando un sensore di prossimità; lo schermo LCD si spegnerà e si attiverà di conseguenza offrendo quando necessario la lettura di informazioni aggiuntive.
A sinistra si trova la ghiera di selezione della modalità di scatto, fra cui la ripresa video, le classiche modalità PASM, la modalità in scatto automatico e la selezione per gli scatti artistici, oltre 11 fra cui scegliere. A destra due diverse ghiere, adibite a differenti azioni a seconda della modalità di ripresa selezionata, come la selezione dell’apertura o dei tempi di scatto o la compensazione dell’esposizione, oltre a diversi tasti funzione che possono essere personalizzati a piacimento, e il tasto per la ripresa video.
Al centro è disponibile un comodo display LCD OLED da 3 pollici sensibile al tocco e snodabile, che può essere orientato ruotando lungo l’asse orizzontale; grazie al touch screen (che può essere anche disattivato) sarà possibile inoltre effettuare diverse operazioni direttamente da schermo, come ad esempio toccare una zona da mettere a fuoco o anche scattare direttamente in seguito al tocco sul display. Da segnalare anche il trattamento oleofobico del display, un aspetto non decisivo, ma un tocco in più, visto che avvicinando il volto al mirino elettronico il naso e la guancia toccano il display, depositando il grasso della pelle che lo rende meno leggibile.
Ergonomicamente la fotocamera appare piacevole nell’uso quotidiano, con l’impugnatura sulla destra e sul fronte ad aumentarne la sicurezza nella presa durante l’uso. Alcuni tasti però risultano posizionati in maniera discutibile e sono poco comodi da raggiungere, non solo per l’ubicazione ma anche per la loro piccolezza e poca praticità. Se si indossano guanti, magari durante la stagione fredda, sarà molto difficile riuscire a premere alcuni tasti con precisione.
Infine il vero tallone d’Achille dal punto di vista dell’utilizzo è rappresentato dall’organizzazione del menù di selezione delle diverse opzioni disponibili per la fotocamera. La navigazione attraverso le impostazione è decisamente contro intuitiva e spesso ci si ritrova persi fra menù e sottomenù o a trascorrere diversi minuti prima di poter riuscire a raggiungere impostazioni base oppure, ancora peggio, risulta impossibile riuscire ad individuare alcune funzionalità senza rivolgersi dettagliatamente al manuale d’uso, che risulta a questo punto fondamentale per tutti coloro che voglio sfruttare al 100% le opzioni disponibili.
La curva di apprendimento per l’utilizzo del menù è abbastanza brusca e, esclusi forse gli utenti Olympus già abituati, tutti gli altri potrebbero ritrovarsi insoddisfatti dalle difficoltà che si incontrano in una navigazione così controintuitiva segnata da una coerenza molto complicata da decifrare, in particolare per la collocazione di funzioni in posizioni devo a prima vista non dovrebbero essere e altre utili sepolte molto in profondità. Un vero peccato dal punto di vista dell’interfaccia, per la quale non possiamo che sperare in un intervento futuro di semplificazione da parte di Olympus.
Olympus OM-D EM-5: performance e qualità d’immagine
La vera evoluzione della Olympus OM-D EM-5 sta però al suo interno, in particolare nel nuovo sensore Micro Quattro Terzi, nel processore di immagine e nello stabilizzatore interno, presente direttamente nel corpo della fotocamera, il che significa che ogni singolo obbiettivo che verrà montato sulla fotocamera sarà stabilizzato.
Il sensore Micro Quattro Terzi Live MOS da 16 MP è di nuova generazione e rappresenta un passo avanti rispetto ai vecchi sensori Micro Quattro Terzi in termine di performance; abbinato al processore di immagine TruePic VI, garantisce prestazioni di riguardo nella maggior parte delle situazioni fotografiche.
Offre una gamma dinamica abbastanza estesa, con risultati in precedenza mai raggiunti su questo formato dalle altre fotocamere Olympus e Panasonic, sia in termini di fedeltà cromatica che nelle capacità di gestire diverse difficoltà espositive, evitando di bruciare i bianchi e eccedere con il nero.
In automatico la fotocamera si comporta sempre in maniera soddisfacente, merito del processore di immagini, in grado di ottenere risultati molto efficaci direttamente in formato JPG. Da anche menzionare l’efficace e rapido autofocus a detenzione di contrasto, preciso e puntuale nella stragrande maggioranza delle occasioni, tranne forse quando è richiesto un rapido focus tracking continuo, casi in cui abbiamo rilevato una non completa affidabilità.
Unico difetto che ci è parso abbastanza evidente nello scatto è una certa difficoltà nel bilanciamento del bianco automatico, spesso troppo generoso nelle tonalità calde: in alcuni casi la dominante gialla è decisamente eccessiva ed è necessario intervenire con un pre-bilanciamento del bianco manuale in camera o successivo su un software di fotoritocco. Questo avviene specialmente in presenza di luce artificiale, sia essa incandescente che fluorescente.
La caratteristica forse principale e realmente vincente della fotocamera è però data dall’innovativo stabilizzatore interno al corpo macchina, in grado di stabilizzare qualunque tipologia di movimento della fotocamera in maniera automatica ed efficace. Secondo l’azienda la Olympus OM-D EM-5 è la prima fotocamera al mondo ad integrare uno stabilizzatore a 5 assi.
Nelle nostre prove siamo rimasti decisamente impressionati dall’efficacia del sistema di stabilizzazione della Olympus OM-D EM-5, che ci ha permesso di scattare immagini nitide in situazioni impensabili, salvando fotografie che con altre fotocamere non sarebbe stato possibile scattare, con tempi di scatto di ⅕ di secondo ed in alcuni casi riuscendo a spingerci al secondo netto di scatto, ottenendo un’immagine forse non impeccabile ma ancora utilizzabile. Questo nonostante stessimo utilizzando il discreto obiettivo kit di Olympus, 12-50mm f/3.5-6.3, che offre un’ampia versatilità ma che in sè non mostra particolari picchi in termini di prestazioni e di luminosità in scarse condizioni di luce.
La tecnologia di stabilizzazione è importante in numerose situazioni: la foto di strada, lo scatto istantaneo, la foto documentaristica; ma anche la foto creativa beneficia delle straordinarie prestazioni dello stabilizzatore: potremo giocare con l’effetto mosso senza usare il cavalletto ad esempio. Grazie allo stabilizzatore interno è possibile montare un qualunque obbiettivo non stabilizzato, inclusi i pancake di altri produttori, e scattare con fiducia avendo poche preoccupazioni e riducendo i tempi di studio della posa. Ad esempio abbiamo potuto usare il popolare e valido pancake Panasonic 20mm f1.7 e spingerlo su limiti che fino ad oggi si pensavano insuperabili.
La Olympus OM-D EM-5 è in grado di ottenere risultati interessanti anche in situazioni di scarsa luminosità, con gamma ISO che parte dai classici ISO 200 fino a ISO 25600. Le immagini appaiono nitide fino ad ISO 800 valore oltre il quale iniziano ad evidenziarsi i primi disturbi dovuti al rumore, ma con risultati soddisfacenti fino ad ISO 6400, con scatti ancora utilizzabili in determinate situazioni. Oltre ISO 6400 gli artefatti digitali e il disturbo inizia ad essere eccessivo e le immagini poco utilizzabili.
Qui di seguito una serie di immagini scattate in interno con luce artificiale per testare le performance ISO.
Per fare un paragone, qui di seguito le stesse immagini scattate con un Panasonic GF1, uscita nel 2009 e con limite ISO fino a 3200, per mostrare i progressi dei sensori Micro Quattro Terzi. Oltre gli 800 ISO le differenze di performance sono enormi.
E’ forse in questo aspetto però che fa capolino il limite intrinseco del formato Micro Quattro Terzi, soprattutto se paragoniamo le performance della Olympus OM-D EM-5 con quelle di alcune fotocamere coeve ma dotate di sensore APS-C, come per esempio le Fujifilm X-E2 e X-M1, testata qualche giorno fa da Macitynet, che mostrano risultati superiori in termini di pura qualità d’immagini e di contenimento del rumore ad alte ISO, grazie ad un sensore più esteso, capace di catturare più luce e più dettagli rispetto al formato Micro Quattro Terzi.
In ogni caso va anche considerato che macchine che hanno un sensore migliore e più capace di attenuare il disturbo, allo stato attuale delle cose vengono offerti in pacchetti più costosi. Infine non si deve dimenticare che per la maggior parte dei fotografi nella maggior parte degli scatti, riusciranno ad ottenere buone immagini senza ricorrere all’uso del flash. Semmai il problema in questo caso sarà la menzionata dominante gialla che colpisce le foto quando si usa una luce artificiale.
Olympus OM-D EM-5: Conclusioni
Al termina della nostra prova, che è consistita anche di una serie di scatti attuati durante una breve vacanza, possiamo affermare che la Olympus OM-D EM-5 era e resta, una delle fotocamere digitali prosumer più versatili sul mercato. Le sue caratteristiche tecniche, la qualità del sensore, le prestazioni del sorprendente stabilizzatore, le capacità di ottenere ottimi file JPG appena dopo lo scatto e la disponibilità di scegliere fra un ampio parco obiettivi Micro Quattro Terzi la rendono la scelta ideale per chi vuole avvicinarsi alla fotografia con un equipaggiamento di alto livello, per gli amatori appassionati ma anche per i professionisti.
Come detto, le differenze con le “sorelle maggiori” con sensore APS-C ci sono sempre, soprattutto in termini di pura gamma dinamica e qualità d’immagini, ma Olympus ha sicuramente il merito di aver ridotto drasticamente queste differenze rispetto al passato, tanto che ci sentiamo di considerarle come non percepibili nella maggior parte delle occasioni e per la maggior parte degli utilizzatori. Anzi: grazie all’eccezionale stabilizzatore è possibile salvare scatti che con fotocamere anche più blasonate sarebbero stati forse qualitativamente superiori in termini di gamma dinamica e resa cromatica ma anche risultati inevitabilmente mossi, e questo rende questa macchina ancora oggi un prodotto eccellente, forse il migliore in assoluto, per chi da neofica vuole passare da una compatta ad un prodotto che senza rinunciare a dimensioni da “tascabile” offre funzioni da prodotto di fascia superiore.
Ovviamente diverso è invece il discorso se paragoniamo la Olympus OM-D EM-5 ad una fotocamera full frame, dove il sensore a formato pieno mantiene ancora vantaggi non indifferenti, o a situazioni fotografiche in cui la nitidezza, la risoluzione e il dettaglio a livello di pixel possono fare la differenza.
Si tratta però di casi specifici: a livello generale la Olympus OM-D EM-5, lo ribadiamo, saprà soddisfare le esigenze non solo di chi si avvicina per la prima volta in maniera consapevole alla fotografia digitale a livello amatoriale, ma anche di chi desidera prestazioni di alta gamma capaci di rivaleggiare con molte DSLR utilizzate per reportage o impieghi professionali.
Unico neo da rimarcare la cattiva organizzazione dei menù di selezione ed impostazione, che rendono la Olympus OM-D EM-5 poco user friendly ad un primo impatto, ma nei confronti del quale vale la pena fare un sforzo per potersi godere al meglio le grandi potenzialità di questa fotocamera.
I benefici tecnologici di questa fotocamera non sono disponibili a buon prezzo: nonostante il calo degli ultimi mesi e la possibilità di reperirla con qualche punto percentuale di sconto online, a listino la Olympus OM-D EM-5 costa poco meno di 1000 euro con obiettivo kit. Per chi non ha disposizione una cifra di questi tipo, lo sborso potrebbe non essere giustificato perchè non si tratta sicuramente di una fotocamera entry level in nessun senso; per chi invece possiede un portafoglio più generoso, è giusto rimarcare come, allo stesso prezzo, sia possibile portarsi a casa diverse fotocamere (mirrorless o DSLR) con sensore più generoso.
A questo punto non resta che valutare le proprie esigenze e scegliere di conseguenza, ma siamo certi che chi deciderà per la Olympus OM-D EM-5 non resterà affatto deluso.
Pro
- Uno storico passo in avanti nella qualità del formato Micro Quattro Terzi
- Qualità comparabile (seppur non identica) a quella diuna fotocamera con sensore APS-C
- Eccezionale stabilizzatore su 5 assi
- Performance ISO e in scarsa luminosità d’alto livello
- Ottimo output JPG, efficace ed affidabile
- Corpo tropicalizzato e resistente
Contro
- Menù confuso e contro intuitivo
- Alcune incertezze nel bilanciamento automatico del bianco con luci artificiali
- Prezzo che resta su una fascia elevata
La macchina è in vendita presso i negozi on line e tradizionali. Tra i prezzi migliori segnaliamo quelli di Amazon dove è proposta in kit ad un costo che parte da 949 euro.La si trova però anche presso diversi altri rivenditori a prezzi paragonabili. Tra i venditori in line c’è anche la stessa Olympus che la offre al prezzo ufficiale di 1149 euro.
Qui di seguito una galleria di immagini.