Schermo, schermo delle mie brame, come sarà il tablet di Apple? La domanda non è rivolta allo specchio della strega ma ai produttori asiatici di schermi da 10 pollici. Che, secondo le solite fonti anonime all’interno del settore, non avrebbero più pannelli Lcd o Oled a disposizione perché Apple se li sarebbe accaparrati tutti.
Per quanto questo ennesimo “rumor” proveniente dall’Asia sia intrigante e non faccia che aggiungere peso all’idea sulle dimensioni che il tablet di Apple, del quale l’azienda non ha ancora neanche ammesso l’ipotesi che ci sarà una presentazione il 27 gennaio come si ritiene, in realtà cominciano ad esserci altri interrogativi più interessanti. Perché la “voce” sostiene troppe cose.
I pannelli Lcd e quelli Oled sono molto differenti non solo come tecnologia e resa, ma anche come costo industriale. Infatti, utilizzati su telefonini cellulari e altri apparecchi sino allo Zune di Microsoft, su un prodotto con schermo da 10,1 pollici che costa mille dollari avrebbero il nefasto effetto di farlo produrre praticamente in perdita, anche acquistando quantitativi ingenti a stock. E come tutti sappiamo bene, Apple non produce niente che poi vada a rivendere in perdita.
Invece, una ipotesi più consistente e coerente anche con le problematiche emerse sempre da “voci” in questi mesi, è più probabile che casomai venga scelto un pannello Lcd con tecnologia Ltps, vale a dire Low-temperature polycrystalline silicon, utilizzato nei televisori e negli schermi più moderni e altamente predisposto non solo per la resa ma anche per le caratteristiche specifiche ad essere integrato con un sistema di integrazione LED. Quest’ultimo potrebbe essere l’asso nella manica per un apparecchio che dovrebbe contare su una robusta durata della batteria e contemporaneamente su uno spessore minimale, come abitualmente Steve Jobs pretende dai suoi ingegneri.
Se si vede il lavoro che è stato fatto in questo mesi dai fabbricanti di apparecchi televisivi come ad esempio Samsung ed Lg, si nota che i modelli super-sottili (e stiamo parlando di un centimetro o meno per un televisore!) hanno utilizzato esattamente questa accoppiata di tecnologie, che hanno appunto anche il vantaggio di far ridurre sensibilmente la bolletta elettrica, vero tallone d’Achille per i possessori di televisori Lcd con tecnologia “normale” superiori a 32-40 pollici, come ben sanno gli utilizzatori abituali di questi apparecchi.
Il problema di fondo rimane invece quello che è emerso un paio di volte dalla valle delle gole profonde e che chi scrive trova intrigante: i ritardi nella presentazione e commercializzazione dell’apparecchio, che idealmente sarebbe dovuto arrivare verso l’inverno e non verso l’estate, come invece si potrebbe presumere che succederà , sarebbero dipesi in prima battuta dai problemi di “idea” che lo stesso Steve Jobs aveva profondamente criticato rientrando al lavoro dopo il suo trapianto che lo ha tenuto lontano dalla scrivania di Cupertino per sette mesi. Ma anche, dopo aver finalizzato il misterioso “form factor” del tablet dei misteri, da un altro problema.
Il balletto di tecnologie e fornitori a cui siamo stati esposti e poi bombardati in questi mesi è sicuramente da intendere come dovuto a un doppio motivo: da un lato c’è stata sovrapposizione tra progetti diversi e forse anche apparecchi diversi (cioè i tablet preparati e poi scartati da Jobs e anche i lavori per le prossime generazioni di iPhone e iPod touch, oltre agli schermi di MacBook e iMac). Dall’altro però c’è stato il problema di riuscire a trovare il terzista che producesse quel che Apple voleva e che è la parte più intrigante del poco o niente che sappiamo del tablet. Vale a dire l’idea di uno schermo super-robusto e in grado di reggere la “struttura portante” dell’oggetto.
Messa da un altro punto di vista, se prendiamo ad esempio un telefono come l’iPhone, si nota che i bordi sono resistenti e relativamente abbondanti per proteggere il vetro e supportarlo su un telaio. Tenendolo in tasca e via dicendo, infatti, parte del peso si scarica direttamente sui 3,5 pollici (pari a 8,9 centimetri) dello schermo. Che è sempre esposto. Più sottile l’apparecchio, sul quale rischia di poggiare verticalmente il peso della persona o altro, più robusto deve essere il telaio e il vetro stesso (più spesso e più resistente). E lo stesso, se cade o viene colpito o comunque ci si siede sopra il vetro, il rischio di una rottura è fortissimo. Ecco, immaginiamo la stessa cosa per un apparecchio di foggia simile, molto sottile e con il vetro da 10,1 pollici di diagonale, pari a una diagonale di circa 25,65 centimetri.
Questo semplice rumor sul fatto che Apple abbia faticato a trovare un fabbricante con i processi tecnologici necessari a fare un vetro portante così resistente da reggere le sollecitazioni di uno schermo da 10,1 pollici dice molto sulle difficoltà e su quanto sia ambizioso il lavoro di Apple e dei suoi ingegneri. E di quanto sarà sorprendente la soluzione che è probabilmente stata trovata.