Nel 2018 non è passata in California una proposta di legge che avrebbe obbligato i produttori di dispositivi elettronici a rilasciare manuali, strumenti, componenti e quant’altro utile per consentire la riparazione a centri di assistenza di terze parti e riparatori indipendenti.
I legislatori adesso ci riprovano, pronti ad ascoltare di nuovo le argomentazioni di chi mira alla modifica della legge generale sulla vendita di informazioni di diagnostica e riparazione di parti e dispositivi elettronici digitali.
Susan Talamantes Eggman, membro dell’Assemblea dello Stato della California, ha annunciato l’introduzione della proposta di legge 1163 che obbligherebbe produttori quali Apple a fornire manuali di servizio tecnici, attrezzature e componenti a terze parti.
“Per quasi 30 anni la California ha richiesto ai produttori di fornire ai riparatori autorizzati dello Stato accesso a parti di ricambio e materiali di servizio per apparecchi elettronici ed elettrodomestici”, ha spiegato Eggman. “In questo lasso di tempo, i produttori hanno conquistato il mercato, controllando dove e quando riparare i nostri prodotti, inflazionando il flusso dei rifiuti elettronici”. “Il Right to Repair (diritto alla riparazione, ndr), offrirà ai consumatori la libertà di riparare i propri prodotti elettronici ed elettrodomestici in centri di assistenza o fornitori di servizi a loro scelta, creando un mercato competitivo che comporterà un risparmio per i consumatori e ridurrà il numero di dispositivi che finiscono nella spazzatura”.
Aziende come iFixit, si sono già schierate a favore della nuova proposta di legge. In vari Stati USA (Hawaii, Indiana, Massachusetts, Minnesota, Montana, Nevada, New Hampshire, New Jersey, New York, North Dakota, Oregon, Virginia, Washington e West Virginia) sono state presentate proposte di legge che potrebbero garantire ai cittadini il diritto di riparare da soli i dispositivi elettronici, obbligando Apple e altri produttori del mondo IT non solo a fornire i cosiddetti service manual – i manuali normalmente riservati ai soli riparatori autorizzati e sui quali sono indicate procedure da seguire per effettuare riparazioni – ma anche le parti di ricambio.
La nuova proposta legislativa ha l’obiettivo di impedire ai produttori di obbligare gli utenti a rivolgersi ai centri di assistenza autorizzati, unici luoghi nei quali tecnici e riparatori certificati dagli stessi produttori, possono normalmente intervenire quando un dispositivo è in garanzia.
Tipicamente i riparatori in questione sono formati dalle case produttrici (o da aziende di loro fiducia) e sono gli unici che possono accedere alla manualistica e alla documentazione riservata ai riparatori. Questi documenti non sono normalmente accessibili al pubblico, si trovano su internet ma la loro distribuzione è illegale, insieme alle indicazioni delle parti di ricambio da ordinare in caso di problemi.
Nel caso di Apple, gli utenti devono rivolgersi a centri assistenza autorizzati: gli unici per la Casa di Cupertino a poter offrire riparazioni in garanzia a privati e rivenditori di tutti i prodotti Apple. Questi centri di assistenza si avvalgono di tecnici che hanno certificazioni quali ACMT (Apple Certified Mac Technician) o ACiT (Apple Certified iOS Technician) che permettono di conoscere le metodologie richieste da Cupertino per diventare tecnico hardware.
Se con il Mac, l’utente, a suo rischio, può rivolgersi anche a centri assistenza non autorizzati, con i dispositivi iOS (iPhone e iPad) è certamente più complicato: esistono molti centri di assistenza di terze parti ma gli unici a poter intervenire in garanzia sono quelli riconosciuti da Apple e i centri assistenza in questione devono rivolgersi per forza ad Apple per acquistare parti di ricambio.
Obiettivo del Right to Repair è permettere a chiunque di poter accedere, a proprio rischio e pericolo, alla manualistica e ottenere le parti di ricambio, alla stregua di quanto possono fare ora i soli centri assistenza autorizzati, una mossa che, secondo i legislatori, avrebbe incidenza anche sul piano ambientale, con utenti disposti a riparare in proprio i dispositivi anziché buttarli come accade quando i costi dei centri di assistenza autorizzati sono esagerati.
La proposta di legge nasce sulla falsariga di quanto presentato nel 2012 dalla Right to Repair Coalition, progetto che ha consentito alle officine generiche di avere accesso alle informazioni tecniche sugli autoveicoli con prezzi identici a quelli praticati per le reti di assistenza ufficiali delle concessionarie. Così come l’automobilista ha il diritto di scegliere il meccanico di fiducia, anche l’utente di smartphone, tablet e computer, avrebbe il diritto di scegliere il proprio centro di assistenza.