Il consiglio di amministrazione di Nvidia ha deciso di abbandonare i piani per l’acquisizione di Arm da Softbank.
Lo riferisce il Financial Times: nessuna delle parti ha nel momento in cui scriviamo annunciato comunicazioni ufficiali ma indiscrezioni in questo senso erano già emerse a fine gennaio da Bloomberg. Le indagini e le riserve delle autorità garanti della concorrenza in Europa, Stati Uniti e Regno Unito hanno spinto Nvidia a gettare la spugna.
Softbank sta ora valutando la quotazione in borsa della società britannica. Con l’opzione di cessione a Nvidia non più fattibile, la domanda ora è se Arm sarà quotata alla borsa di Londra – il governo del Regno Unito si sta interrogando in merito a potenziali problemi di sicurezza nazionale perché vede gli asset in questione come strategici – oppure alla borsa di New York – opzione che piacerebbe di più a Softbank, mercato più adatto al profilo tecnologico di ARM Holding.
A settembre 2020, Nvidia aveva offerto 40 miliardi di dollari a Softbank, con l’intenzione di consolidare la sua posizione nel mercato dei processori — chip con architettura ARM sono ovunque nel settore mobile e non solo — così come nelle apparecchiature per data center in cui questa architettura potente e a basso consumo da anni è apprezzata.
A ottobre dello scorso anno ARM aveva riferito di 200 miliardi di processori basati su sue tecnologie venduti a clienti di tutto il mondo negli ultimi 30 anni: la metà di questo volume era frutto solo degli ultimi cinque anni, al punto che (con le azioni Nvidia alle stelle) l’offerta era stata valutata prima 66 miliardi di dollari e poi 87 miliardi.
Vedere ARM finire nelle mani di un colosso come Nvidia aveva fatto rizzare le antenne di antitrust USA, del Regno Unito, dell’UE, dell’FTC e big vari, preoccupati dal controllo di una società che produce tecnologia fondamentale della maggior parte dei device al mondo.
Il fallimento dell’accordo causa uno sconvolgimento nella gestione di Arm, con l’amministratore delegato Simon Segars che sarà sostituito da Rene Haas, capo dell’unità di proprietà intellettuale della società.
Apple non si era fatta avanti pubblicamente sulla questione ma Qualcomm, Google, Intel, Huawei e persino Microsoft si sono opposte fortemente all’acquisizione. Nvidia aveva assicurato da parte sua che i rapporti instaurati con i partner non sarebbero cambiati, ma è servito a poco.