C’è una sorpresa, e non da poco, dentro ai nuovi iMac: i suoi processori. Da sottolineare per quanto riguarda le componenti non c’è infatti solo la tecnologia quad core che è rilevante in termini di prestazioni, ma il fatto che per la prima volta Cupertino utilizza nelle sue macchine non processori per il mondo mobile, come ha sempre fatto, ma per desktop, i nuovi chip Core i5 e Core i7.
Il Core i5 da 2,66 GHz è, infatti, proprio un chip che Intel classifica per il mercato dei desktop. Si tratta del Core i5-750, un nuovo (è stato annunciato ad inizio settembre) processore della classe Lynnfield, piattaforma Nehalem, con le stesse tecnologie del Core i7 ma anche con alcune differenze rispetto al parente stretto. Ha ad esempio un costo modesto (solo 196 dollari al pezzo quando venduto in lotti da mille pezzi) ed è privo di supporto all’Hyperthreading, una delle tecnologie di punta dei Core i7. In termini pratici il sistema operativo Apple non è in grado di vedere il quad core dell’iMac come se fosse un octo core, capace quindi di otto thread, come sarebbe possibile se fosse abilitato l’Hypethreading.
Il Core i5-750 è, nelle intenzioni di Intel, un processore che punta alle masse, che ottimizza le prestazioni (elevate) in rapporto ai costi, una cosa possibile solo quando non si è costretti a rincorrere soluzioni sofisticate per ridurre i consumi. Infatti il Core i5-750 ha un TDP di 95W ed è stato testato da alcuni siti specializzati a 200 watt sotto carico. Nonostante l’assorbimento di corrente sia modesto rispetto a modelli precedenti di processori per desktop, è di molto superiore ai vecchi processori per il mobile usati dagli iMac che però. Non a caso Apple dichiara oggi per l’iMac da 27 pollici un consumo in continuo di 365W quando il precedente iMac da 24 pollici consumava 280W. Dando per scontato che i nuovi display LED anche se più grandi hanno un consumo pari, se non inferiore, ai vecchi display con illuminazione a fluorescenza, si deve attribuire proprio al processore la maggior parte (se non per intero) della responsabilità dell’incremento del consumo.
Le stesse considerazioni intorno al consumo vanno fatte per Core i7 di cui Macitynet ha seguito la presentazione italiana qualche mese fa. Il processore prescelto da Apple il i7-860 ha un DTP identico (95W) al Core i5; Apple a sua volta indica lo stesso consumo per la macchina da 27 pollici sia che abbia un Core i5 che un Core i7. Il Core i5-750 e il Core i7-860 anche secondo alcuni siti specializzati hanno un consumo del tutto identico a riposo; l’i7 ha assorbe leggermente più corrente solo quando viene messo sotto carico.
Ma se i consumi sono molto simili, sussiste qualche differenza sotto il profilo delle prestazioni. Il Core i7-860 è sempre parte della piattaforma Nehaleme della stessa serie Lynnfield, ma ha l’Hypertreading abilitato (quindi i quattro nuclei possono essere visti come 8 nuclei logici ed eseguire un pari numero di thread); in più la velocità del clock è leggermente superiore: 2,8 Ghz invece che 2,66 GHz. Non stupisce quindi il fatto il fatto che il processore Core i7 in alcuni testi svolti da siti che hanno avuto occasione di metterlo a confronto con l’i5, spunti un 5/8% di vantaggio in termini di velocità di calcolo con l’Hyperthreading disabilitato e +15/18% con l’Hypethreading attivo.
Va però detto, a supporto della valutazione d’acquisto, che solo alcune particolari applicazioni (a calcolo intensivo come ad esempio rendering o grafica avanzata o video) possono beneficiare dell’Hyperthreading; nella stragrande maggioranza dei compiti quotidiani avere otto nuclei logici non fa una grande differenza rispetto a disporre di quattro nuclei fisici. Ad esempio nei giochi, nella navigazione su Internet o nell’uso di programmi come iTunes, è assai probabile che non si noti quasi alcuna differenza di prestazioni. Al contrario potrebbe essere tangibile la differenza nell’uso di Final Cut.
Un interessante capitolo a parte riguarda la tecnologia Turbo Boost che appare per la prima volta in un Mac “consumer”. Come abbiamo già avuto modo di spiegare si tratta di una sorta di over clocking dinamico eseguito autonomamente dal processore; in particolari condizioni di consumo, riscaldamento e carico del processore, il chip spegne i core e aumenta il clock di quelli che restano attivi procedendo per step successivi, fino ad arrivare a 3,46 GHz per il Core i7 e a 3,2 Ghz per il Core i5. I vantaggi determinati da Turbo Boost in diversi casi sono evidenti. Alcuni siti PC hanno misurato le prestazioni di un Core i5 con Turbo Boost attivato e senza Turbo Boost rilevando tangibili differenze; ad esempio come ad esempio Tom’s Hardware Italia provando iTunes nelle due modalità ha otteneuto una riduzione significativa dei tempi di conversione di un CD audio. La buona notizia è che nella configurazione di Apple il Turbo Boost è supportato e le nuove macchine sono in grado di sfruttare questa funzione; nella pratica significa che tutti i Mac quando non usano applicazioni particolarmente esigenti in fatto di thread e sono in condizioni ottimali di temperatura e consumo, possono superare agevolmente le prestazioni dei precedenti modelli con Core 2 Duo.
A conferma della modifica di una strategia che ha condotto Apple verso componenti che offrono un miglior rapporto tra costi e prestazioni, ci sono anche le scelte compiute nei modelli con processori Core 2 Duo. Apple non usa più neppure qui processori per il mondo mobile ma opta per l’E7600 da 3,06 Ghz; si tratta di un Core 2 Duo pensato per il mondo dei desktop con hanno 3 MB di cache di secondo livello e un consumo di 65 W; in precedenza Apple usava processori da 6 MB di cache di secondo livello e 45 W di consumo. In built to order Apple propone un processore da 3,33 Ghz che dovrebbe essere (qui gli indizi non sono così certi visto che Apple non indica la velocità del bus) l’E8600. Anche in questo caso si tratterebbe di un chip per il mondo dei desktop, non troppo recente (è stato lanciato nel luglio dello scorso anno) ma che era e resta il più veloce dei Core 2 Duo in commercio.
La ragione per cui Apple è passata dai processori per il mondo mobile a quelli per i desktop è una sola: il minor costo di queste componenti. Usando chip per desktop Apple è stata in grado non solo di ridurre sostanzialmente i prezzi dei suoi iMac, ma di migliorare il rapporto tra dotazione di serie e costo riducendo il “prezzo per GHz”. Il passo è stato agevolato dai progressi compiuti da Intel nelle tecnologie di costruzione dei chip e da passi avanti imposti dagli stessi ingegneri di Apple; i processori dei nuovi iMac sono sì più assetati di corrente dei Penryn usati fino a ieri, ma consumano molto meno dei vecchi processori per desktop. Questo, accanto a non ancora specificate innovazioni nell’ingegnerizzazione dei case e delle schede madri e a novità come i nuovi display LCD, ha dato a Cupertino la possibilità di mettere dentro agli iMac processori desktop con una dissipazione termica e consumi superiori ai modelli precedenti, cosa impossibile fino a poco tempo fa.
à probabile, a questo punto, che la strada imboccata sarà percorsa fino in fondo da Apple, con una divaricazione dell’hardware desktop rispetto a quello dei portatili imprimendo una svolta al processo di ingegnerizzazione delle macchine rispetto a come l’abbiamo conosciuto fino a ieri.