Ive sta lavorando su nuovi materiali per i prossimi prodotti Apple. Questo si apprende da un’intervista del New York Times al designer Apple, pubblicata ieri sera.
Il testo, di cui una piccola parte era stata utilizzata per l’articolo del New York Times nel quale si tracciava un profilo di Tim Cook, è una carrellata sulla filosofia, più che nota, del flusso di lavoro di Ive e del metodo con cui i prodotti passano da una forma idealizzata al mondo reale; ma se anche una grandissima parte di quel che la mente creativa di Apple, è noto, non manca qualche piccola chicca che anticipa il futuro. Una di queste è appunto lo studio di nuovi prodotti basati su nuovi materiali.
“Ho lavorato negli ultimi 15 o 20 anni sugli aspetti più impegnativi e creativi di quello che facciamo – dice Ive – Mi piacerebbe parlare di cose future, materiali con i quali non abbiamo lavorato prima”. Ovviamente Ive non spiega quali siano i nuovi materiali ma Apple ha vissuto due grandi fasi nel corso degli ultimi quindici anni: quella delle plastiche, spesso colorate, e quella dell’alluminio, in cui ci troviamo ancora oggi.
Era stato Jobs a volere, dopo una breve fase in cui i portatili di fascia alta di Apple erano stati prodotti in Titanio, a pensare all’alluminio anodizzato (si ottiene immergendo in un bagno acido elettrificato il materiale in modo da ossidare la superfice). Poiché nessuna azienda riusciva a produrre le quantità richieste da Apple, Jobs decise di aprire una fabbrica in Cina. Quando fu lanciato iPhone, Jobs disse a Jony Ive che dovevano “imparare a dominare il vetro”, facendo nascere i contatti con Corning Glass per il vetro Gorilla. Anche questa vicenda è ben documentata; se ne parla nel libro di Isaacson da cui sappiamo che l’azienda del Kentucky aveva il brevetto da decenni, ma non sapeva che farsene, fu spinta ad allestire linee di produzione appositamente per l’iPhone.
Il prossimo materiale dominante potrebbe essere il vetro e in particolare il vetro zaffiro? L’ipotesi è sul tavolo visto quel che Apple sta facendo in fatto di produzione.
Al momento questo particolare vetro indurito, quasi inscalfibile (solo il diamante può rigarlo) è usato per la copertura della fotocamera su tutta la linea di iPhone e, solo per iPhone 5s, anche per il tasto home in cui è integrato il touch ID per il riconoscimento delle impronte digitali. Ma in futuro potrebbe essere usato per gli schermi dei telefoni e magari ancora più in là dei computer. Potrebbe anche finire in elementi degli chassis, vista la sua durezza e diventare un fattore stilistico oltre che funzionale, magari assieme a Liquidmetal, una lega usata finora solo sulle graffette di serie con alcuni iPhone e con la quale ha registrato vari brevetti.
Nell’intervista, materiali a parte, Ive parla anche dei recenti cambiamenti nel management che l’hanno portato alla guida del software interface design team, spiegando che i cambiamenti nel dipartimento in questione non sono così drammatici come potrebbe sembrare, giacché i membri di tale team sono da sempre abituati a lavorare strettamente a contatto uno con l’altro.
«Non penso – dice Ive – che sia cambiata qualche cosa negli ultimi anni. Ci comportiamo esattamente come abbiamo fatto quando stavamo lavorando sul primo iPhone. Steve ha stabilito una scala di valori e un metodo che sta continuando. Ha fissato questi principi con un piccolo gruppo di lavoro ed io sono stato molto fortunato a essere parte di quel gruppo». E quando gli viene chiesto, tra le righe, se Tim Cook è in grado di portare avanti la filosofia di Jobs, Ive risponde: «Tim è stato pienamente parte del gruppo con cui abbiamo lavorato negli ultimi anni e lo è stato per 15 o 20 anni. L’innovazione in Apple è sempre stata qualche cosa che nasceva da un gruppo, un piccolo gruppo che lavora insieme»