Il mondo del lavoro potrebbe essere trasformato dalle nuove tecnologie in tempi molto brevi. molti ritengono che non sia così lontano un mondo in cui si possa lavorare da casa per evitare lunghi e complessi spostamenti, dove le riunioni si svolgeranno virtualmente attraverso ologrammi e in cui la produzione dei prodotti sia sempre di più in mano dei robot. Di fronte a questa possibilità, Epson si è mossa con uno studio condotto su oltre 7mila lavoratori in cinque Paesi europei (Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Spagna) per capire in che modo ci si sta preparando a questa nuova rivoluzione hi-tech.
Più della metà dei dipendenti europei (il 57 per cento degli europei e il 62 per cento degli italiani) che lavorano nella sanità, formazione, retail e produzione, ritiene che la tecnologia rivoluzionerà settori e modelli aziendali. Soprattutto, il 6 per cento degli intervistati in Europa (il 4 in Italia) crede che in futuro la propria mansione non esisterà più, una previsione che stando ai modelli.
Gli italiani sono inaspettatamente i più ottimisti: l’88 per cento dei lavoratori italiani intervistati si è dichiarato ottimista rispetto a questa rivoluzione hi-tech, molti di più rispetto al 72 per cento dei lavoratori europei. Il 63 per cento degli italiani è anche disposto ad aggiornare le proprie conoscenze per poter svolgere nuove mansioni.
Il 75 per cento dei lavoratori europei (e il 78 per cento degli italiani) ritiene che l’utilizzo di nuove tecnologie potrebbe comportare una riduzione del numero di dipendenti nell’azienda. A tale riguardo, i più preoccupati sono gli spagnoli (80 per cento) seguiti a ruota dagli italiani (78 per cento), mentre i tedeschi (67 per cento) lo sono molto meno.
Nel settore della formazione l’ottimismo e` meno diffuso: mancanza di finanziamenti, formazione degli insegnanti e tecnologie obsolete vengono indicate come le principali minacce per il futuro della formazione. Il 61 per cento a livello europeo (68 per cento in Italia) degli intervistati, inoltre, ritiene che gli insegnanti non dispongano delle conoscenze necessarie per utilizzare le nuove tecnologie nei prossimi dieci anni, con conseguenti difficolta` nell’impartire lezioni agli studenti.
Dalla ricerca emerge, inoltre, che a temere di più la perdita del proprio posto di lavoro a causa delle nuove tecnologie sono i giovani e i top manager, che le nuove tecnologie pur esercitando un forte fascino sono poco conosciute e che vi è una grande disponibilità a rimettersi in gioco per acquisire nuove competenze.
“L’ambiente in cui viviamo e lavoriamo cambierà radicalmente con l’avvento delle nuove tecnologie, ma noi tutti saremo in grado di trovare un ruolo diverso e le nostre vite si arricchiranno di nuovi obiettivi ed esperienze”, ha dichiarato Minoru Usui, Presidente di Epson. “L’attuale preoccupazione legata al progresso tecnologico e` del tutto comprensibile ma la tecnologia offre enormi opportunità, se gestita in maniera corretta. Indipendentemente dalla nostra attuale situazione lavorativa, essa è destinata a cambiare in futuro e, come evidenziato anche dai risultati dello studio, occorre intensificare il dialogo tra la Pubblica Amministrazione, le aziende e la società in generale affinché tutti possano acquisire le conoscenze e le competenze necessarie per assumere nuovi ruoli e sfide. Le modalità con cui gestiremo l’evoluzione determineranno il nostro ruolo lavorativo – e non solo – per i prossimi 10 o 20 anni”, ha aggiunto Usui. “La tecnologia apre la porta a nuove possibilità. Come azienda, Epson promuove il cambiamento tecnologico sviluppando soluzioni in grado di aumentare l’efficienza e la produttività di dipendenti e collaboratori. Le tecnologie Epson – dispositivi indossabili, robot, stampanti, soluzioni di visual imaging – sono il risultato di una progettazione bilanciata che ha l’obiettivo di offrire e supportare una visione positiva del futuro che ci aspetta.”
Dell’impatto delle nuove tecnologie nel futuro prossimo si parla anche nello studio dedicato alle possibilità che le tecnologie riservano per il miglioramento della vita, in particolare della popolazione anziana (se ne parla in questo articolo di Macity).