La presenza negli Apple Store è sicuramente importante per i produttori di terze parti : la possibilità di vedere esposti i propri prodotti in 500 negozi fisici è una vetrina che non ha eguali ma i venditori devono rispettare determinate regole (es. sugli imballaggi) e condizioni commerciali.
Il Telegraph segnala un cambiamento che non risolverà i problemi di liquidità delle imprese: ina volta completato un ordine, Apple impone per tutti contratti il pagamento entro 60 giorni dal ricevimento della merce, rispetto ai 45 giorni precedenti. I partner devono anche accettare il meccanismo del conto deposito: la merce non viene pagata subito e viene tenuta in deposito; di fatto del fornitore, anche se la tiene il distributore e in pratica il venditore viene pagato dopo che un articolo è stato venduto piuttosto e non quando viene ricevuto da Apple. In altre parole, Apple trasferisce al fornitore i costi di inventario (è una politica attuata da varie aziende, Amazon compresa, che consente di avere il tempo di capire se un prodotto vende e mandarlo eventualmente indietro, in base alle proprie esigenze e senza rischi).
“I venditori devono affrontare sfide nella gestione di liquidità di cui Apple non soffre”; riferisce The Telegraph ma sono pochi i fornitori che rifiutano tali condizioni, data l’importanza dei canali di distribuzione di Apple, con le reti di distribuzione fisica e online del produttore diventate essenziale per molti prodotti.
Un portavoce di Apple ha rifiutato di entrare nei dettagli, riferendo semplicemente che l’azienda apprezza lo stretto rapporto che si crea con i produttori, aziende che hanno la possibilità dio vendere i loro prodotto in tutto il mondo nei negozi e sul suo sito di Apple. Il portavoce ha sottolineato inoltre che Apple valuta regolarmente l’assortimento di prodotti di terze parti da mettere in vendita consentendo ai fornitori di portare avanti le loro attività in modo affidabile e sicuro.