Google prepara il lancio di una nuova app che si presenta come uno strumento diagnostico basato sull’intelligenza artificiale, in grado di riconoscere e diagnosticare svariate malattie della pelle.
L’app è stata mostrata lo scorso mese nell’ambito della conferenza per sviluppatori Google I/O, evidenziando la possibilità di rilevare varie patologie cutanee caricando delle foto.
L’app ha dimostrato capacità corrispondenti o superiori a quelle di esperti dermatologi in studi nei quali gli algoritmi e i medici hanno esaminato immagini di ex pazienti. Nelle intenzioni di Big G, l’app dovrebbe essere di aiuto a indirizzare i medici e a migliorare le terapie, ad esempio scovando ad esempio lesioni maligne che potrebbero sfuggire alle tradizionali diagnosi perché sottovalutate dal paziente.
Nell’ambito della conferenza per sviluppatori di Google, Karen DeSalvo – chief health officer di Big G – ha riferito che l’app di dermatologia sarà lanciata in Europa entro la fine di quest’anno.
Google ha riferito che l’app è stata approvata alla stregua di un dispositivo medico Classe 1, direttiva CEE nella quale rientra “qualsiasi strumento […] utilizzato da solo o in combinazione, compreso il software informatico impiegato per il corretto funzionamento e destinato dal fabbricante ad essere impiegato nell’uomo a scopo di diagnosi, prevenzione, controllo, terapia o attenuazione di una malattia”.
BBC Health riferisce che l’idea non è quella di sostituire il dermatologo o il medico ma che l’app risponde a un bisogno molto sentito: ogni anno su Google sono decine di miliardi le ricerche su pelle, capelli e unghie. Spesso quando si nota uno sfogo cutaneo o una formazione come una verruca, molti utenti ricorrono al motore di ricerca, cercando di confrontare immagini presenti su Google con l’aspetto del proprio problema per farsi un’autodiagnosi.
Alcuni medici hanno già lanciato un campanello di allarme. Il Guardian ha sentito il medico Andrew Miller, secondo il quale l’app di Google potrebbe creare problemi per la salute: «Temo che le persone potrebbero ignorare il consiglio di vedere un medico, o l’algoritmo potrebbe non rivelare qualcosa di complesso”; timori anche per il possibile fraintendimento delle domande poste dall’app. Miller mette in guardia dal pericolo di “uno tsunami di autodiagnosi”. Insomma, sarà bene fare sempre e comunque affidamento al medico, indipendentemente dalle effettive capacità dell’app.
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