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Non solo impronte, ma anche occhi e il volto per sbloccare lo smartphone

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In futuro vedremo sempre più non solo sistemi di autenticazione come il touch ID ma anche altri che tengono conto di occhi, del volto in 3D e altre parti del corpo. Ne parla il sito Backchannel evidenziando dati di una ricerca di  Juniper Research secondo la quale entro il 2019 saranno 770 milioni gli utenti che scaricheranno e utilizzeranno app con funzionalità di riconoscimento biometrico.

I produttori di dispositivi mobili sono pronti a proporre specifiche soluzioni per una tecnologia relativamente vecchia ma aggiornata per sfruttare la tendenza che ha reso naturale scattare i selfie. La sola foto ad ogni modo non basta: i produttori stanno sviluppando algoritmi per riconoscere l’autenticità di chi è davanti alla fotocamera, capire se l’utente fa cose diverse dalla sua routine quotidiana, persino se muove le dita in modo diverso dal solito.

Jack Ma di Alibaba, l’azienda composta da una famiglia di compagnie attive nel campo del commercio elettronico, al CeBit di Hannover ha mostrato una tecnologia, “Smile to Pay”, in grado di riconoscere l’utente dal sorriso e convalidare l’acquisto. La tecnologia tiene conto di misurazioni biologiche univoche nella struttura facciale e potrebbe essere sfruttata per tutte le piattaforme di pagamento gestite da Alibaba. È uno strumento in grado di trasformare il corpo in un metodo di autenticazione per i pagamenti e altre aziende hanno già studiato sistemi che prevedono per i pagamenti la scansione di altre parti del corpo.

MasterCard, in partnership con la Banca di Montreal, ha presentato un sistema che prevede il riconoscimento facciale del soggetto. Sfruttando il Wi-Fi e la geolocalizzazione gps, l’app caricata su uno smartphone “comunica” che l’utente è effettivamente presente nel negozio e di essere abilitato all’utilizzo dell’app Hands Free. Arrivando alla cassa, non c’è neanche bisogno di estrarre il telefono dalla tasca, al negoziante basterà confrontare l’immagine attraverso la quale una telecamera/scanner traccerà il volto del cliente che si trova di fronte con l’immagine che il sistema di cassa automaticamente propone, per autorizzare il pagamento digitale.

Anche Amazon ha recentemente brevettato un sistema di riconoscimento facciale per i pagamenti, rendendo superfluo l’uso di password o PIN. Vari produttori lavorano da tempo a tecnologie che impediscano furti di identità e l’ultima novità nel settore sono i meccanismi che tengono conto della” profondità” del soggetto inquadrato, ricreando in tempo reale un modello 3D che viene velocemente confrontato con il database dei profili utente.

Oltre ai sistemi che riconosco l’iride, sono nati sistemi che tengono conto della localizzazione della linea superiore e inferiore delle palpebre, della dilatazione delle pupille, della dimensione e orientamento dell’iride, dei contorni degli occhi, elementi biometrici che permettono di ottenere l’allineamento delle due iridi (utente davanti al sistema e immagine in archivio) da confrontare. Sistemi avanzati sono in grado di “comprendere” se l’utente usa una mano diversa dal solito (identificando se sta digitando con la mano destra quando, invece, normalmente usa a sinistra).

Una ricerca di VISA dello scorso anno evidenzia che i consumatori europei sono favorevoli all’utilizzo della biometria nei sistemi di pagamento in particolare quando è integrata con altre misure di sicurezza. Circa tre quarti della popolazione europea (73%; 76% la media italiana) ritiene l’autenticazione a due fattori, cioè nei casi in cui un parametro biometrico è utilizzato in combinazione a un dispositivo di pagamento fisico, un metodo sicuro per autentificare il titolare al momento del pagamento.

Al momento la sfida maggiore per la biometria si colloca in quegli scenari in cui è l’unica forma di autenticazione utilizzata. Se usati come unico sistema di riconoscimento i dati biometrici possono risultare come un “falso positivo” o un “falso negativo” poiché, a differenza del PIN, codice numerico che può essere digitato in maniera corretta o sbagliata, non c’è una verifica binaria ‘corretto/sbagliato’, l’autenticazione biometrica, infatti, si basa sulle probabilità di corrispondenza tra i parametri inseriti.

I sistemi biometrici di riconoscimento dunque funzionano al meglio se combinati con altri fattori quali il dispositivo fisico, le tecnologie di geo-localizzazione e metodi di autenticazione aggiuntivi. Se si prendono in considerazione i vantaggi dell’autenticazione biometrica – quel processo che conferma l’identità di una persona con la misurazione di caratteri intrinseci specifici di un individuo, come le impronte digitali o il riconoscimento dell’iride – metà dei consumatori europei (51%; 57% la media rilevata in Italia) è convinta che l’autenticazione biometrica nei pagamenti darà inizio a una esperienza di pagamento più veloce e facile dei metodi tradizionali di pagamento. Un terzo della popolazione europea (33%; 41% la media per l’Italia), invece, menziona, tra i benefici, la sicurezza dei dati che l’autenticazione biometrica garantisce anche in caso di furto o smarrimento del dispositivo di pagamento.

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