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Vendere un prodotto negli Apple Store spiega perché Apple è diversa

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Marc Barros, fondatore di Moment, una piccola realtà con 15 dipendenti nata nel 2014 grazie a Kickstarter e specializzata in particolari custodie per iPhone, racconta la non semplice procedura per riuscire a vendere i prodotti della sua azienda negli Apple Store. Partita presentando alcune idee su Kickstarter nel 2014, Moment ha creato delle custodie per fotografi che non solo proteggono il telefono, ma consentono di applicare all’iPhone delle lenti con le quali migliorare la qualità degli scatti.

Le custodie di Moment hanno attirato l’attenzione di Apple all’inizio di quest’anno. Può sembrare un’ottima cosa per una piccola azienda ma a livello pratico il rapporto con Apple si è rivelato complesso per la maniacale attenzione ai dettagli che la multinazionale di Cupertino pretende anche per le confezioni dei prodotti che saranno esposti nei negozi della propria catena Apple Retail.

La distribuzione nei negozi Apple è ovviamente una grande opportunità per qualunque produttore di qualsiasi accessorio: solo negli Stati Uniti ci sono 268 negozi, per non contare gli altri store nel resto del mondo, una visibilità pazzesca che implica un potenziale giro di affari di milioni di dollari. La procedura affinché un prodotto sia accettato per la distribuzione nei negozi non è ad ogni modo semplice. Bisogna essere preparati a fare degli investimenti non indifferenti senza avere certezza che il prodotto sarà effettivamente venduto.

Vendendo direttamente un prodotto, si possono realizzare delle scorte minime da rimpiazzare man mano che le richieste arrivano; si incassa il denaro e si producono nuove scorte. La distribuzione nei negozi Apple implica la necessità di rifornire in anticipo centinaia di negozi, senza sapere come andranno le vendite e pagamenti che arrivano 45 giorni dopo ogni fornitura. È una procedura standard, adottata con i fornitori anche da altri distributori del settore ma con implicazioni non da poco per realtà di piccole dimensioni che non hanno solide basi finanziarie.

A complicare le cose, le richieste di Apple sul packaging solo poche settimane prima della chiusura dell’accordo. La Mela, infatti, impone ai produttori specifiche linee guida per quanto riguarda le confezioni (tipicamente: sfondo bianco, foto prodotto, descrizione breve e coincisa, senza troppi fronzoli).

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In pratica Moment ha dovuto ricreare da zero le confezioni che aveva già realizzato. Se nel tradizionale packaging i vendor scrivono “perché” comprare un prodotto, con Apple è meglio scrivere “a cosa serve”; sulla scatola dei case in questione è riportato “Mobile Photography Kit” con la foto dell’accessorio. I designer di Moment hanno visitato gli Apple Store, studiato il package di altri prodotti, compreso meglio linee guida e spazi di manovra possibili.

Tutto ciò ha ovviamente implicato dei costi come comprovato anche da Canary (una startup che vende prodotti per il monitoraggio domestico) che ha confermato di avere dovuto lavorare 4 mesi al packaging dei suoi prodotti prima di poterli mettere in vendita nei negozi della Mela.

Dedicare risorse al packaging ha significato distrarre personale e rallentare nel frattempo l’attenzione verso i clienti che intanto ordinavano sul sito dell’azienda Alla fine è valsa ad ogni modo la pena: il risultato è di qualità e ha consentito al team di comprendere come e quanto sia fondamentale presentare al meglio i prodotti. “Sono riusciti chiaramente a creare degli standard di riferimento ” dice Jon Troutman, lead designer di Canary spiegando come questo renda alcuni prodotti facili da associare ad Apple, al Mac, a iPhone e iPad.

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