Quando nel 1997 Steve Jobs tornò alla guida di Apple, uno dei più scottanti dossier che trovò sul suo tavolo fu quello della transizione dal sistema operativo di allora a quello del futuro (Mac OS X, che utilizziamo oggi). Una transizione che fu alla base del motivo stesso per cui Jobs venne richiamato: tra le altre cose, infatti, la sua società NeXT aveva un potente sistema operativo basato su un “cuore” Unix, che divenne poi il sistema dei Mac di oggi. A Nokia, che si trova nella stessa situazione, manca oggi un uomo capace di condurla fuori dal guado.
Il punto è che l’azienda mantiene in vita e potenzia Symbian nelle sue differenti varianti: il sistema operativo che nasceva per i piccoli apparecchi di Psion si trova a faticare in un mondo che chiede sempre di più ai telefoni cellulari intelligenti: multitasking, flessibilità , stabilità , rapidità nelle conversioni del software tra piattaforme, nuove funzionalità hardware complesse come il multi-touch, che poi cambiano in profondità anche l’interfaccia del sistema.
ArsTechnica definisce S60 di Symbian (la versione che Nokia usa per i suoi telefoni) “anacronistica in misura crescente se paragonato alle moderne piattaforme degli smartphone”. Ha ragione: se Nokia avesse il 95% del mercato degli smartphone, tutti troverebbero S60 potente, efficiente e completo. Perché mancherebbe, com’è a lungo mancato nel mondo Windows, qualsiasi incentivo all’innovazione distruttiva dei paradigmi esistenti. La concorrenza spietata di questo settore ha costretto chi si è avvicinato per la prima volta al mondo della telefonia a farlo con idee che dovevano essere migliori e più innovative di quelle di Nokia e degli altri. La risposta è stata usare un sistema operativo “vero”, Mac OS X, in versione tascabile e con una interfaccia, potenza e flessibilità inedite per il settore, Windows Mobile compreso.
Adesso, forse Nokia ha capito la lezione e si sta cominciando a muovere. Ha siglato accordi con Intel per portare la piattaforma Atom sui suoi apparecchi. Ha siglato accordi per usare la suite di Office di Microsoft e dare finalmente “profondità ” ai suoi prodotti professionali rispetto alla concorrenza di Rim con i Blackberry. Ha studiato un modo per cercare di offrire un sistema operativo potente e flessibile, come Linux, a fondamento degli apparecchi del futuro.
Finora si pensava che i nuovi apparecchi basati su Maemo 5, la nuova versione del software di base presentata già all’Open Source Mobile di Berlino di fine 2008, fossero destinati a ipotetici nuovi mini-tablet dell’azienda. Dopotutto, in un mercato in cui i netbook stanno impazzando, perché non aprire una finestra anche per Nokia?
Invece, è stata recentemente approvata dalla FCC americana un nuovo apparecchio, codice RX-51, le cui foto sono sbarcate in maniera traversa su Internet. (Engadget e anche ArsTechnica). E si tratta di un telefono. Si tratta cioè di un apparecchio che serve a gestire quelle tecnologie sviluppate da Nokia all’interno del suo progetto “ofono”, cioè la partecipazione al consorzio open source per realizzare lo stack software completo per la gestione di un apparecchio telefonico mobile basato su Linux. Passo necessario per “modificare” in maniera collaborativa Linux e creare i presupposti per realizzare un nokiafonino open source.
Non è chiara a questo punto quale sia la strategia di Nokia sul mercato. L’azienda vuole mollare Symbian (e tutto l’attuale ecosistema di sviluppatori specializzati su quella piattaforma) in favore di una nuova piattaforma Linux analoga in qualche misura a quella usata da Google per Android e cugina di Mac Os X per iPhone? Vuole mantenere entrambe le piattaforme? Vuole cercare di mescolare le carte per costringere i suoi avversari a competere su più tavoli? Oppure è Nokia stessa che non riesce a capire chiaramente quale sia il suo futuro e ad agire con decisione di conseguenza?
Forse, quel che manca realmente a Nokia in questo momento è un altro Steve Jobs: una figura decisa che prenda le decisioni che a quanto pare nessuno dentro Nokia si sente fino in fondo di prendere.