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Nokia, con le reti 5G arriverà un iPhone con 7 giorni di autonomia

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I più ricordano Nokia come un nome fondamentale nell’ambito dei cellulari, soprattutto nella decade 1995-2005 quando il brand finlandese produceva i terminali più importanti nel settore: con l’arrivo dell’iPhone e della generazione degli smartphone Nokia (che tra l’altro era stata tra i primi a produrre cellulari di successo anche con connessione ad internet) ha speso troppo tempo per allinearsi alla concorrenza, anche se con la generazione Lumia ha poi avuto un interessante (e insperato) successo soprattutto qui in Italia. Nel 2014 la cessione della divisione mobile a Microsoft ha di fatto tolto il marchio dal settore consumer (anche se i telefoni di fascia molto bassa restano brandizzati Nokia e in Asia è andato molto bene il nuovo Tablet N1) ma il marchio oggi è più attivo che mai.

Massimo Mazzocchini, Country Director di Nokia Networks Italia ci ha illustrato che la società è attualmente divisa in tre grandi branchie, ad oggi ancora leader nei rispettivi ambiti di appartenenza: Nokia Networks, che sviluppa il software, l’hardware e i servizi per le infrastrutture di rete, Nokia Here, l’intelligence di geolocalizzazione (base di moltissimi navigatori satellitari delle case automobilistiche, che indiscrezioni vorrebbero come base per i futuri servizi di Mappe di Apple) e Nokia Technologies per la distribuzione su licenza di tecnologie avanzate.

Sicurezza innanzitutto
L’evento di Milano, a cui Macity ha partecipato, è stato l’occasione per approfondire i temi di alcune tecnologie di cui si parla ancora poco ma che diventeranno un tema caldo nei prossimi anni: tra tutte soprattutto il 5G e la sicurezza nel mobile. Giuseppe Targia, Vice President della Security Business Unit di Nokia Networks è siciliano di nascita ma vive e lavora a Berlino, dove Nokia ha costruito un centro che segue e sperimenta tutte le tecnologie legate alla sicurezza, anche con dimostrazioni dal vivo.

E proprio di sicurezza ci ha parlato Giuseppe, un tema che nel mondo della connettività mobile è troppo poco sentito: considerando tutte le piattaforme, infatti, solo il 14% degli utenti installa un antivirus, mentre il 75% di questi pensa che la sicurezza dei dispositivi mobili dipenda dagli operatori e/o dai produttori. Molto diverso invece è il discorso nel settore Desktop dove le soluzioni per la sicurezza sono molto più adottate e il problema e sentito direttamente dagli utenti.

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Giuseppe Targia, Vice President della Security Business Unit di Nokia Networks

“Apple è l’ambiente più sicuro” ha dichiarato Targia “perché ci sono moltissimi controlli, ma Android per una filosofia più libera risulta ovviamente il bersaglio migliore: ad oggi, tra l’altro, la maggior parte dei dispositivi mobili in circolazione sono Android e questo crea un problema molto sentito”. Abbiamo anche assistito a una interessante dimostrazione live nella quale un gioco installato su un dispositivo Android, una volta avviato, teneva occupato l’utente con una interazione semplice mentre, in background, mandava una immagine presa dalla telecamera e tutta una serie di dati a un server remoto.

L’app, che è privata e (per fortuna) non si trova sullo store di Goole Play, ha necessitato un paio di giorni di lavoro da parte di due ingegneri Nokia e più di qualche settimana di lavoro di un intero team per provvedere a una soluzione per la stessa (l’App incriminata è stata creata nei laboratori Nokia come esperimento interno). “Una volta che una App ha avuto l’accesso al dispositivo può fare diverse cose come spedire l’elenco dei contatti, la cronologia web e i dati del proprietario a un server esterno, così come attivare tramite SMS un servizio a pagamento, e ovviamente cancellare le proprie tracce subito dopo”.

La stessa cosa l’abbiamo provata tramite una webcam, dove all’interno è stato installato un malware: un utente esterno potrebbe infatti eseguire un hack della stessa e ottenere il controllo del segnale, in modo da monitorare l’interno di una casa o di un ufficio prima di un furto. L’esigenza di sicurezza è molto alta e per questo Nokia ha sviluppato un software che analizza il traffico dati segnalando anomalie che non rientrano nella media dell’utente e neppure nella media di un campione di utilizzi medi: “il nostro approccio è simile a quello del corpo umano: è impossibile prevenire qualsiasi malattia, ma una volta presa possiamo curarla e imparare da essa e dai sintomi, sviluppando un vaccino che ci impedisca di prenderla una seconda volta”.

Il software, che potrà essere impiegato dai provider di telefonia o connettività, potrà segnalare tramite SMS un comportamento sospetto direttamente all’utente, che sarà poi libero di ignorarlo oppure di seguire le istruzioni per debellare il problema. La parvenza di grande fratello c’è, ma è ovvio che l’utente comune di qualcuno si deve fidare, e poi è lo stesso sistema di sicurezza adottato ad esempio dalle banche per quanto riguarda gli accessi ai conti online o l’utilizzo delle carte di credito. A noi il software è piaciuto, sperando che non diventi troppo invadente e che gli ingegneri di Nokia mantengano la promessa di tenerlo aggiornato alle nuove tendenze che, inevitabilmente, internet propone quotidianamente.

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Massimo Mazzocchini, Country Director di Nokia Networks Italia

L’era del 5G
Una frizzante Francesca Sartori, Head of Customer Marketing South East Europe di Nokia Networks ci ha invece illustrato la parte relativa alla nascente tecnologia 5G, che è ben più complessa e articolata di quanto non fosse il 3 o 4G. La necessità di ottenere una banda passante più grande oggi non è più un bisogno impellente come lo era all’epoca del 3G, perché le attuali tecnologie LTE o LTE Advanced forniscono un servizio più che sufficiente oggi (in diverse occasioni anche meglio di una linea fissa tramite Wi-Fi) e anche se il 5G aumenterà questa potenza e larghezza di banda, non è più quello il punto su cui si punterà per l’adozione.

“Ogni tecnologia nel mondo mobile impiega circa dieci anni ad essere diffusa, partendo dalla sua approvazione sino alla reale diffusione” ci spiega Francesca “per questo ne stiamo parlando adesso in proiezione di una adozione di massa nel 2025 (anche se si punta ai primi dispositivi già nel 2020): ma il punto è che questa volta il punto focale non sarà la velocità ma altri aspetti come ad esempio il tempo di latenza oppure la disponibilità di banda localizzata”.

I molti esperimenti che si stanno facendo adesso (sono sicuri quelli di Google, si parla anche di alcuni da parte di Apple, ndr) sull’auto-driving puntano soprattutto su tempi di latenza molto bassi (impossibili da ottenere con il 4G) in modo da rendere l’automazione della guida abbastanza sicura da essere impiegata a ampio raggio: a questo proposito anche la necessità di diffondere il segnale del 5G non sarà più impellente come nei casi precedenti, ma limitata (inizialmente) alle sole zone necessarie.

La bassissima latenza permetterà anche un utilizzo ottimale di diversi dispositivi, aumentando la durata delle batterie: in molti penseranno ad un iPhone 5G la cui durata sarà di una settimana, e forse sarà così (chi scrive però consiglia di mantenere tiepide le speranze), ma più che altro questo fattore aumenterà la diffusione di chip e sensori indipendenti, che oggi hanno una durata di un anno (un esempio è il G-Tag di Gigaset) ma con le nuove tecnologie potranno durare anche sino a 10 anni, permettendo una più ampia diffusione in molti campi a costi contenuti.

Francesca ha poi portato anche un esempio molto più interessante, vale a dire la possibilità di eseguire operazioni chirurgiche robotizzate a distanza, grazie a una trasmissione libera da disturbi e con una banda passante adatta a ospitare non solo un video in alta risoluzione (già possibile oggi) ma una latenza così bassa da essere istantanea, in modo da essere il più possibile precisi. L’idea di un 2025 in cui Nokia sarà protagonista tra i vari competitor del 5G è più che plausibile, e con l’energia e la professionalità dimostrata ieri ci auguriamo che sia così.

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Francesca Sartori, Head of Customer Marketing South East Europe di Nokia Networks

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