Netflix consente di guardare migliaia di film e centinaia di serie. Come nasce la scelta di finanziare una nuova serie, di cosa si tiene conto? Molto semplice: il servizio dispone e sfrutta milioni di dati ottenuti da ciò che guardano i suoi abbonati. Le motivazioni commerciali sono sempre state alla base della produzione di nuovi spettacoli ma mentre i grandi studios non hanno mai avuto accesso ai gusti e alle abitudini di visualizzazione di ogni singolo utente/telespettatore, un’azienda come Netflix è in grado – grazie ai Big Data – di creare spettacoli su misura per mercati e target specifici, con la sicurezza di sapere già chi saranno i possibili spettatori e il riscontro previsto.
Netflix spiega di fare affidamento ad un meccanismo che chiama “transfer learning”, tenendo conto di vari parametri e della potenziale utenza target, elementi che permettono di determinare in modo verosimile le probabili dimensioni del pubblico finale. Per le varie tematiche trattate viene creata una “mappa di similitudine” con l’IA che tiene conto di metadati, tag e riassunti (“embedding” nella terminologia dell’azienda), che consentono di determinare collegamenti tra le varie serie e, ad esempio, catalogare automaticamente le commedie “coming of age”(ovvero riguardanti l’età di passaggio fra infanzia, adolescenza e il mondo degli adulti).
Con informazioni di tutti i tipi attinte un pubblico di enormi dimensioni, l’IA è in grado di confrontare il gusto degli spettatori per lavori simili in altre nazioni e se un melodramma ha buone probabilità di successo in Spagna, preparare non solo strategie di marketing specifiche ma anche doppiaggio e sottotitoli in anticipo.
Si tratta di meccanismi di auto-valutazione grazie ai quali è possibile accedere ad un catalogo vasto che sarebbe altrimenti più limitato e incentrato su gusti non necessariamente simili a quello degli spettatori delle varie nazioni dove il servizio è disponibile. Non bisogna tirare a indovinare ciò che la gente vuole ma l’IA suggerisce su cosa lavorare. Ovviamente tutte queste analisi non hanno senso senza sceneggiature, contenuti e regia curata a dovere. Fa impressione sapere che il servizio è in grado di capire quando mettiamo in pausa, torniamo indietro, andiamo avanti, da dove guardiamo, quale dispositivo usiamo, cosa cerchiamo. A quanto pare si sta lavorando anche per capire audio, colori e scenari che colpiscono di più le persone, consigliando in seguito cosa guardare, alla stregua di come farebbe un amico che ci conosce bene. È solo l’inizio di una rivoluzione molto complessa e per certi aspetti anche spaventosa.
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