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Trapelano online informazioni su “Project Beetlejuice”, nome in codice dietro al quale si nasconderebbero centinaia di utenti Netflix pagati dall’azienda per guardare le serie TV con lo scopo di individuare schermate di interesse per la promozione dei contenuti: alcuni di essi hanno ora fatto causa a Netflix, pretendendo un trattamento da veri impiegati e non semplici collaboratori freelance.
Dalle carte delle cause legali si apprendono alcuni dettagli su Project Beetlejuice: Netflix assolderebbe un nutrito numero di utenti, detti “juicer”, pagandoli 10 dollari per ogni film o episodio tv guardato sul servizio: l’obbiettivo dei juicer (così chiamati) è quello di individuare gli spezzoni e i fermo immagine più significativi e d’impatto, che Netflix userà poi per promuovere i film e le serie tv sul suo sito.
Ora però Netflix è sotto accusa in due class action in USA attraverso le quali alcuni juicer pretendono un trattamento lavorativo migliore: ad oggi infatti i juicer sono assoldati come collaboratori freelance, ma – sempre secondo quanto affermato dall’accusa – le richieste e le scadenze imposte da Netflix per portare a termine il lavoro sono così precise e stringenti da rendere i juicer a tutti gli effetti degli impiegati full time.
In quanto impiegati, dovrebbero godere di benefici aggiuntivi, come lavoro straordinario, ferie pagate, vacanze e assicurazione sanitaria, tutti benefici invece non previsti per i semplici collaboratori occasionali. Alcuni juicer affermano di lavorare a stretto contatto con i responsabili di Netflix, di seguire ritmi di lavoro per oltre 40 ore la settimana e di avere come primaria (o unica) fonte di reddito proprio l’attività di visione per Netflix.
Al momento Netflix si è limitata ad affermare che i collaboratori hanno preso accordi che richiedono di gestire le controversie in arbitrato privato, e che quindi la class action è ingiustificata.