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Attori italiani portano in tribunale Netflix, «paga una miseria le nostre opere»

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Gianni Russo, Giuseppe Fiorello, Marcello Mazzarella, Paolo Briguglia, Antonio Gerardi, Serena Rossi – celebrità e artisti amati dal pubblico italiano – sono infuriati con Netflix. L’accusa che finirà in tribunale è quella di non essere in regola con le leggi nazionali dei diritti d’autore per quanto riguarda i compensi che dovrebbe passare agli autori ed attori e di versare di conseguenza alle attrici e agli attori cifre del tutto risibili.

L’azione legale è condotta da Associazione Artisti 7607 che, come spiega Elio Germano, uno dei fondatori ,in una dettagliata intervista a Repubblica, parte da «Una legge europea che prevede una quota, legata al valore dell’opera, calcolato, nel passaggio in tv in base alla fascia oraria, alla pubblicità che genera. Ma le piattaforme oggi non comunicano i ricavi, né quante volte viene vista l’opera che è on demand, né il totale degli abbonamenti nel nostro Paese. Questo rende impossibile calcolare la cifra dovuta perché mancano gli strumenti»

A partire dal novembre 2021, l’Italia ha recepito e reso operativa la direttiva europea sul copyright, che prevede compensi “adequati e proporzionati” per gli artisti. In caso di mancato accordo tra le parti, cioè gli artisti e le piattaforme, interverrà l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM). Tuttavia, il regolamento che stabilisce il ruolo dell’AGCOM come arbitro non è ancora operativo.

Per questo, l’associazione chiede la tutela delle istituzioni. A sostegno di quanto affermato ci sarebbero fonti normative, come il Decreto Legislativo 35/2017, che ha infranto il monopolio della Società Italiana degli Autori ed Editori (SIAE) nel campo del diritto d’autore, imponendo alle emittenti di comunicare i dati sull’utilizzo delle opere. Tuttavia, la mancanza di sanzioni effettive ha portato le emittenti a condividere solo il minimo necessario e agli artisti andrebbero compensi insignificanti e sproporzionati rispetto ai reali ricavi generati dalle loro opere di successo.

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Secondo il presidente di Associazione Artisti, Marco De Angelis si tratta di una causa inevitabile, considerando che queste piattaforme non rispetterebbero gli obblighi di legge, non fornendo  informazioni complete sulle visualizzazioni e sui ricavi ottenuti nel corso degli anni.

Dal canto suo, Netflix ha dichiarato di aver firmato accordi ufficiali con numerose “società collettive” che rappresentano gli artisti, sia in Italia che all’estero. È stata raggiunta un’intesa con IMAIE, che rappresenta il 75-80% degli attori, ma il fatto che in Italia ci siano più associazioni degli artisti frena e rende più difficoltosi i negoziati.

In effetti, Associazione Artisti 760 (cui aderiscono attori come Diego Abatantuono, Ambra Angiolini, Corrado Guzzanti, Claudio Santamaria, Kasia Smutniak, Michele Riondino, Paolo Sassanelli, Valerio Mastandrea, Vinicio Marchioni)  come spiega sempre Elio Germano “nasce come alternativa ad Imaie con una visione mutualistica, un sistema di welfare per aiutare chi guadagna meno e con i soldi che sono nostri di diritto. Senza chiedere soldi allo Stato”

Per tutte le notizie che ruotano attorno al mondo di Netflix il link da seguire è direttamente questo.

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