Tony Fadell sta portando Nest verso la morte. Almeno questa è l’opinione di un ex dipendente della società controllata da Google i cui commenti sono stati raccolti da Business Insider.
Il clima che si vive nella azienda, almeno stando a quanto riferisce l’anonima (ovviamente) gola profonda sarebbe invivibile, tra continue scadenze rinviate, cambiamenti dell’ultimo minuto, pretese di tempi impossibili che obbligano i dipendenti a lavorare anche di notte e nei weekend.
Il sito Hacker News conferma citando un altro ex dipendente. “Ho lavorato lì. È stata in pratica la peggiore esperienza della mia carriera – e ho lavorato per tutte le aziende di prim’ordine possibili e per due startup di successo – non è quindi questione di elevate attese ma di abuso”. E ancora: “Mi sveglio ancora con disturbi post traumatici da stress per gli insulti ricevuti e le prepotenze di Tony Fadell in sostanza tutti i giorni nei quali sono stato lì”
Un altro dipendente ancora avrebbe parlato di atmosfera di “paura” al punto che stare seduti in ufficio vicino a Fadell significherebbe sorbirsi una costante dose di urla. Nei mesi passati sono emerse più volte voci di problemi ai dispositivi di quest’ azienda (ne abbiamo parlato qui, poi ancora qui e ancora una volta qui) ma se la situazione è effettivamente quella descritta dai dipendenti, evidentemente i problemi in corso sono più complessi di quelli che appaiono all’esterno.
Il termostato Nest, secondo il dipendente in questione, “è uno spettacolare fallimento nonostante l’unica cosa che dovrebbe fare è consentire di impostare le temperature delle nostre case”. E tutto sommat il dispositivo in questione “è un sogno rispetto al rilevatore di fumo” ha detto un diverso dipendente. Il rilevatore, infatti, “si spegne continuamente senza continuità o motivo. Con un normale rilevatore, basta togliere la batteria se rifiuta di spegnersi; con Nest per spegnerlo bisogna avere un cacciavite a portata di mano per aprire il comparto batterie”.
I presunti problemi in Nest avrebbero già comportato la perdita di elementi-chiave come Greg Duffy e Aamir Virani, i creatori di Dropcam. Se tutto sarà confermato è probabile che Larry Page (a capo di Alphabet, il “cappello” che controlla le varie aziende “periferiche”), non starà con le mani in mano. Il parere degli ex dipendenti? Semplice: dare il ben servito a Tony Fadell: «Se dovessi dare un consiglio a Larry Page sarebbe quello di portare Fadell di fronte ai dipendenti e licenziarlo pubblicamente. Tutto questo è colpa sua».
Ricordiamo che Tony Fadell è noto per essere considerato il padre di iPod. Fu assunto in Apple portando con sé l’idea del player che aveva maturato durante una breve permanenza in Philips. In seno a Cupertino ha portato avanti lungamente il progetto del lettore musicale, abbandonando la Mela poco dopo il lancio di iPhone, nel 2008. È arrivato in Google con la multimiliardaria (3,2 miliardi) acquisizione di Nest, società che aveva fondato nel 2010.