Intel è riuscita a imporre vari standard nel mondo informatico ma c’è una tecnologia che non ha avuto il successo che la casa di Santa Clara sperava: la Turbo Memory (in precedenza nota anche come “Robson”) che consisteva nell’uso di memorie flash sulla motherboard e che * analogamente a una memoria cache * permette l’accelerazione dello svolgimento di particolari operazioni. Benché qualche produttore ha prodotto modelli di schede madri con moduli NAND da 512MB o 1GB, di fatto non si sono visti i vantaggi sperati e l’idea è stata messa da parte dai produttori. Il successo dei dischi SSD ha ora persuaso Intel a riprovare e sembra che dal 2010 potremmo vedere sistemi con moduli Turbo Memory da 4, 8 e 16GB. Intel afferma che la Turbo Memory può accelerare l’avvio del sistema operativo, i tempi di ripristino dei notebook dalla modalità d’ibernazione, l’avvio delle applicazioni usate con maggiore frequenza. Al momento l’unico sistema operativo in grado di supportare tale tecnologia è Windows Vista ma il suo sfruttamento è complesso poiché l’utente deve modificare alcune impostazioni del BIOS e caricare un driver (ACHI) nel sistema.
Nel corso di una dimostrazione fatta da Intel a ottobre 2005, sfruttando una memoria collegata a un PC tramite uno slot apposito collegato a una memoria Flash da 512 MB, un sistema con tecnologia Robson era stato in grado di avviare un’applicazione dopo 2,9 secondi dal comando di esecuzione. La stessa operazione, in un notebook identico ma sprovvisto di tale tecnologia, aveva richiesto 8 secondi di tempo.
[A cura di Mauro Notarianni]