Il futuro dei pagamenti è già qui, e sta bussando con insistenza alla porta del presente. Nel giro di pochi mesi il panorama delle transazioni finanziarie subirà una trasformazione radicale, guidata da innovazioni tecnologiche che promettono di rivoluzionare il modo in cui il denaro si muove nel mondo digitale. I portafogli elettronici (i digital wallet) si preparano a diventare i veri protagonisti di questa rivoluzione silenziosa, con previsioni che li vedono superare il 50% del valore delle transazioni e-commerce globali entro il 2025.
La rivoluzione silenziosa
Non si tratta solo di numeri su un foglio Excel. Alla fine dell’anno cominciano a fioccare nell’inbox dei giornalisti le ricerche degli analisti che propongono tutto e il contrario di tutto. Però questa volta c’è da notare una singolare congiuntura, un allineamento “astrale” –per così dire– che non si era mai verificato: dal nuovo presidente americano all’evoluzione tecnologica fino alle regolamentazioni in ballo in Europa, sta per succedere qualcosa.
Infatti, la vera novità sta nel modo in cui gli strumenti di pagamento digitale per il pubblico evolveranno, integrando tecnologie avanzate come l’autenticazione biometrica. Una analisi condotta dagli Osservatori sui pagamenti del Politecnico di Milano mostra che il riconoscimento facciale e le impronte digitali diventeranno la norma per garantire transazioni sicure e immediate, mentre l’intelligenza artificiale farà il resto, personalizzando l’esperienza di pagamento e ottimizzando il routing delle transazioni per ridurre le commissioni.
Il settore sta vivendo una trasformazione paragonabile al passaggio dall’analogico al digitale nella telefonia mobile. Come allora i vecchi telefoni cellulari lasciarono il posto agli smartphone, oggi i tradizionali metodi di pagamento stanno cedendo il passo a soluzioni sempre più sofisticate e interconnesse.
Il futuro è dietro l’angolo con la “super app”
I fatti prima di tutto. Le cifre mostrano che i pagamenti contactless stanno rapidamente superando i confini del negozio sotto casa. La tecnologia tap-to-pay si sta diffondendo come una macchia d’olio nei trasporti pubblici e nella sanità, trainata da una generazione di consumatori che non vuole più perdere tempo con contanti e vecchie carte di credito. In Europa e America Latina i bonifici istantanei stanno progressivamente mandando in pensione il contante, specialmente tra i più giovani che considerano ormai preistorico il concetto stesso di banconota.
Ma la vera rivoluzione sta arrivando da un fronte che non immaginavamo: dalla Cina. È il concetto delle cosiddette “super app”, piattaforme che integrano pagamenti e servizi quotidiani in un’unica interfaccia. È come avere un centro commerciale, una banca e un assistente personale tutti nella stessa app. Questa tendenza sta creando esperienze d’uso così fluide che il confine tra online e offline sta diventando sempre più sfumato. E fanno invidia sia a chi come Meta/Facebook ha avuto la carta in mano da giocare ma non l’ha fatto, sia ai produttori di OS per gli smartphone come Apple e Google, che hanno delegato alle app di terze parti le funzioni e quel poco, relativamente parlando, che si sono tenute adesso sta pure dando fastidio agli antitrust di mezzo pianeta.
La blockchain esce dal garage
Una delle chiavi di volta, osserva una ricerca di Gartner, è la finanza decentralizzata. Non è più appannaggio di soli nerd e speculatori. La De-Fi (questo il nome in codice per gli addetti ai lavori, ma vuol semplicemente dire “Decentralized Finance”) sta entrando nelle case degli americani e degli Europei (italiani compresi) dalla porta principale, offrendo servizi finanziari peer-to-peer che tagliano fuori gli intermediari tradizionali. Bisogna fidarsi, certo. Ma la tokenizzazione degli asset è un’altra area in forte espansione: gli analisti prevedono che entro il 2027 il 10% dell’economia mondiale potrebbe essere tokenizzato e registrato su blockchain. Un cambiamento epocale che potrebbe ridisegnare i confini stessi del sistema finanziario.
Se questo veramente succederà, sarà perché è cambiato (ancora una volta) il modo con il quale pensiamo ai soldi. E il nuovo volto della moneta saranno le criptovalute. Soprattutto le più stabili, i cosiddetti stablecoin (cioè criptovalute agganciate a un valore fisso di una valuta tradizionale, come il dollaro o l’euro), stanno conquistando terreno nei sistemi di pagamento tradizionali. Le piattaforme basate su blockchain promettono di abbattere le commissioni e velocizzare i pagamenti internazionali. Nel frattempo, le banche centrali non stanno certo a guardare: le CBDC (valute digitali delle banche centrali) sono in fase di sperimentazione in diversi paesi, pronte a offrire una versione digitale ufficiale della moneta tradizionale. Gli analisti pensano che si tratti del prossimo grande passo, guerre e altri disastri permettendo.
Le sfide all’orizzonte
La strada verso questa rivoluzione non è priva di ostacoli. La sicurezza dei dati rimane una preoccupazione primaria, mentre la regolamentazione del settore fatica a tenere il passo con l’innovazione. L’interoperabilità tra sistemi diversi rappresenta ancora una sfida significativa, così come l’educazione dei consumatori meno avvezzi alla tecnologia. La cybersicurezza, poi, è una partita che si gioca ogni giorno contro avversari sempre più sofisticati.
Non c’è analista o esperto di sicurezza che non abbia pubblicato un report a fine anno in cui non ha sottolineato come la strada sia irta di ostacoli. Ma, ragionando al contrario, si può notare un’altra cosa: tutta quest’attenzione deriva dal fatto che si avverte un certo movimento. Non solo normativo ma anche politico. Il ritorno di Donald Trump, che adesso vuole fare “Bitcoin First”, si sta già facendo sentire, mentre l’ex presidente e novello neo-presidente non si è ancora avvicinato alla Casa Bianca.
Il tech dietro il valore
Le tecnologie emergenti stanno ridisegnando il panorama dei pagamenti con una velocità impressionante. Sono frammentate, ma secondo gli analisti non durerà a lungo. Ci sarà una fase di rapido consolidamento, mentre le banche tradizionali perderanno rilevanza e dovranno a loro volta accorparsi il più velocemente possibile per mantenere la “scala” adeguata a competere in un mercato in cui il concorrente non è un altro istituto di credito ma un algoritmo crittografico.
Ci sono anche tanti altri cambiamenti che impatteranno l’efficienza dei sistemi finanziari, e che in parte lo stanno già facendo. Ad esempio, l’intelligenza artificiale migliora il rilevamento delle frodi in tempo reale, mentre il machine learning personalizza l’esperienza di pagamento a livelli mai visti prima. L’Internet delle cose sta rendendo possibili pagamenti automatizzati attraverso dispositivi connessi, dalle automobili agli elettrodomestici. Ci sono tantissimi apparecchi diversi, ma gli standard stanno convergendo verso una fisiologica normalizzazione.
Il settore finanziario, infatti, si trova di fronte a una trasformazione epocale, paragonabile forse solo all’introduzione delle prime carte di credito. Le istituzioni finanziarie tradizionali dovranno reinventarsi per rimanere competitive in questo nuovo scenario. Chi non si adatterà rischia di fare la fine delle videoteche nell’era dello streaming.
Per noi consumatori, questo cambiamento promette un futuro di pagamenti più veloci, sicuri e convenienti. Ma come ogni rivoluzione che si rispetti, porterà con sé vincitori e vinti. La vera sfida sarà garantire che questa trasformazione digitale sia inclusiva e accessibile a tutti, non solo ai nativi digitali. Il 2025 è dietro l’angolo, e il futuro dei pagamenti sta già bussando alla porta. Chi saprà cogliere questa opportunità si troverà un passo avanti nella nuova era digitale del denaro.