Ad Apple non piace il design del centro commerciale del World Trade Center dove dovrebbe aprire il suo sesto negozio di New York, lo contesta e ne presenta uno alternativo, incurante del fatto che il profilo della struttura è uscito dalla penna di uno dei più grandi architetti del mondo, Santiago Calatrava.
La storia, curiosa e nello stesso tempo simbolica di quanto autoreferenziale sia il mondo generato dalle strategie dei piani alti di Cupertino, viene raccontata dalla rivista specializzata in materia immobiliare The Real Deal che avrebbe visto la lista degli affittuari che hanno già siglato un accordo con Westfield, la società che gestisce lo spazio sorto dove si trovava il vecchio World Trade Center, abbattuto dagli attacchi terroristici dell’11 settembre.
Il centro commerciale del nuovo World Trade Center, che si preannuncia come uno di fulcri dello shopping di lusso a New York è stato pensato per ospitare alcuni dei principali brand al mondo, tra i quali Apple sarebbe in primo piano; un negozio di Cupertino dovrebbe infatti occupare l’area di maggior pregio, una sorta di ogiva a due livelli, collocata fuori terra e il cui profilo architettonico è stato disegnato proprio da Santiago Calatrava.
Il cosiddetto Oculus, questo il nome della galleria, come si nota dai progetti è uno spazio in un tempo imponente ed etereo, con lunghe lesene bianche, ritmate da spazi vuoti che si muovono in maniera arcuata,quasi organica, slanciandosi verso l’alto. Quello che è uno dei tratti stilistici inconfondibili di Calatrava, spiega The Real Deal, ha però quasi fatto fallire i piani di Westfield. Le costole della struttura, infatti, scendono in profondità e segnano anche l’interno del centro commerciale, passando di fronte ai negozi; lo spazio tra una colonna e l’altra di questa sorta di scheletro di cetaceo, è di poco più di tre metri, pochi per quei negozi che vogliono avere vetrine visibili e d’impatto.
Tra i marchi che hanno contestato il progetto di Calatrava, c’è stata anche e, sembra, soprattutto Apple. Incurante del fatto che il centro commerciale del World Trade Center è probabilmente il più importante progetto architettonico della città di New York degli ultimi 30 anni e che il disegno del centro commerciale è frutto del lavoro dello studio di uno dei maggiori architetti al mondo, Cupertino non solo ha contestato l’architettura ma ha fatto preparare un progetto alternativo che ne stravolgeva il profilo all’interno. Di fronte all’idea di vedere partire Calatrava e di buttare a mare centinaia di milioni (o forse miliardi) di dollari o al rischio di perdere Apple, Westfield ha tirato la roulette russa e ha detto no ad Apple. Per fortuna dei progettisti e dell’impresa che stava lavorando al centro commerciale, la Mela sembra essersi convinta che, costole o no, il progetto è valido e può produrre visibilità e denaro.
Il Mall del World Trade Center (circa 34mila metri quadrati, 150 negozi tutti i marchi di lusso), mira a richiamare un pubblico qualificato, fatto di cittadini di New York ma anche e soprattutto di turisti, attirati dalla struttura e, appunto, dai brand che metteranno in vendita i loro prodotti. Secondo i calcoli di The Real Deal, il centro commerciale potrebbe produrre un fatturato per Westfield di 2200 dollari, circa, al metro quadrato (circa 74 milioni di dollari l’anno). L’affitto degli spazi migliori costerà 500 dollari per metro quadro l’anno, per un totale di canoni di circa 17 milioni. Se Apple dovesse aprire un negozio simile per dimensioni a quello che ha sulla Quinta Strada, il costo del solo affitto potrebbe essere di circa 5 milioni di dollari l’anno, ma se il fatturato stimato fosse lo stesso, Apple potrebbe generare 350 milioni di dollari l’anno.