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Negli Usa è iniziata l’apocalisse del settore retail vittima dell’e-commerce

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È l’inizio dell’apocalisse. La fine del negozio fisico simbolo del capitalismo americano e la trasformazione in qualcosa di diverso, online, per gli Usa. Se ne parla da molti anni e tutti indicano che a soffrire sono soprattutto le catene di negozi che non riescono a offrire prezzi competitivi con i giganti della vendita online, mentre i negozi brick-and-mortar riescono a personalizzare il servizio e in parte a sopravvivere.

Ma adesso il cambiamento è diventato reale, è in corso. Negli Usa stanno chiudendo migliaia di negozi basai nei mall, i grandi centri commerciali che sono il vero crocevia del commercio retail negli Stati Uniti. Una vera e propria epidemia che lascerà tracce indelebili, secondo gli analisti.

Nei prossimi due mesi, si apprende dalla stampa Usa, chiuderanno più di 3500 negozi nei prossimi due mesi. Ad essere colpiti saranno interessati alle chiusure JCPenney, Macy’s, Sears e Kmart, oltre a catene come quelle di Crocs, BCBG, Abercrombie & Fitch e Guess.

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Alcuni hanno deciso di cavalcare il cambiamento meglio che possono, anche con scelte radicali: ad esempio Bebe esce completamente dal settore retail chiudendo i suoi 170 negozi e passa al business esclusivamente online, mentre The Limited ha appena chiuso i suoi 250 negozi e vende solo in rete. Altri, come Sears e JCPenney, stanno spingendo sempre di più ottimizzare le catene eliminando i negozi troppo costosi o in posizioni sfavorevoli.

L’Apocalisse del settore retail, come la chiamano gli analisti americani, era nell’aria da molto tempo e nessuno poteva dire di non aspettarsela: gli USA hanno 2,18 metri quadrati di superficie retail per persona. Molti, troppi se li paragoniamo con i 1,52 metri quadrati in Canada e il metro quadrato in Australia, i due paesi con il rapporto più alto tra superficie retail e popolazione. Intanto, il numero di visitatori nei mall è sempre più calato: un declino che dal 2010 al 2013 ha visto scendere del 50% il numero delle persone che entrano nei centri commerciali.

Ma la spesa non sta semplicemente andando agli store online: in realtà cambiano le abitudini di spesa in generale: ristoranti, viaggi e tecnologia sono tre categorie che crescono sempre di più nel bilancio familiare degli americani, mentre abbigliamento e accessori cambiano sempre di più.

Infine, per le grandi (e sconosciute al pubblico) aziende di gestione dei mall, la chiusura dei negozi è un doppio problema perché, oltre alla perdita del guadagno, c’è anche l’effetto sugli altri affittuari che vedono l’area squalificata e rinegoziano molto rapidamente l’affitto minacciando di andarsene. Una pratica talmente codificata che avviene oramai automaticamente dopo ogni chiusura e che attiva veri e propri effetti domino.

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