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Nazionalisti cinesi distruggono gli iPhone come protesta contro gli USA

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Apple e la catena di fast food KFC sono oggetto di forti proteste in Cina da parte degli attivisti nazionalisti che chiedono di boicottare le aziende statunitensi, stimolati dal governo che accusa Washington di appoggiare le Filippine e non Pechino sulla questione del controllo di scogli e atolli strategici nel mare della Cina del Sud. Ai cinesi non è evidentemente andato giù neanche quanto stabilito dal tribunale internazionale di L’Aja nella disputa tra i due Paesi, una sentenza che ha acuito le pressioni diplomatiche su Pechino affinché riduca le sue mire espansionistiche in un’area giudicata “sensibile”. La corte permanente di arbitrato (CPA), l’organizzazione che si occupa – tra le altre cose – anche di dispute internazionali riguardanti i territori marittimi e che dovrebbe facilitare la risoluzione delle controversie fra stati, ha poco tempo addietro stabilito che la maggiorparte delle aree rivendicate dalla Cina (il 90% della superficie del Mare del Sud), sono in realtà acque internazionali.

In alcune foto circolate online si vedono giovani cinesi indossare sciarpe, inneggiare slogan patriottici; alcuni di loro avrebbero anche distrutto degli iPhone per protesta. I media statali avrebbero alimentato il dissenso con fiumi di critiche in seguito alla decisione arrivata da l’Aja.

“Il popolo cinese è ottimista, positivo, profondamente patriottico e nazionalista, in particolare i più giovani” spiega James Roy della società di ricerca China Market Research. KFC e Apple “sono strettamente associati con gli Stati Uniti” ed è per questo che si vedono persone prendersela con simboli contro i quali pensano di dover manifestare”.

Le proteste evidenziano ancora una volta il rischioso mercato nel quale Apple si è addentrata: non è la prima volta che la Mela ha dovuto affrontare correnti nazionalistiche, spesso scatenate dai media del paese. La dirigenza cinese afferma di aver cercato di reprimere le proteste chiedendo di non interferire con le aziende straniere e i loro clienti.

L’Agenzia Nuova Cina, la maggiore e più antica delle due agenzie di stampa ufficiali della Repubblica Popolare Cinese, ha scritto che “questo non è il modo giusto di manifestare patriottismo”. Il quotidiano China Daily ha definito le proteste “sciovinismo nazionale esasperato che pregiudica lo spirito di devozione alla nazione”. In passato il CEO di Apple Tim Cook ha detto di vedere in modo ottimistico il futuro dell’azienda da lui guidata in Cina.

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