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La benedizione di Kubrick, l’imitatore e il no del doppiatore: storia dello spot Apple HAL

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Ken Segall, il creative advertising director che tante volte ha lavorato a stretto contatto con Steve Jobs e uno degli artefici della resurrezione di Apple, ha scritto un articolo sul proprio blog per ricordare come nacque lo spot della Mela noto come “HAL” trasmesso in occasione del Super Bowl del 1999.

Lo spot fu il primo trasmesso da Apple al Super Bowl dopo il 1985, arrivato dopo “Lemmings”  quest’ultimo da tutti ritenuto il più brutto di sempre nella storia degli annunci pubblicitari della Mela, un pessimo seguito dopo il bellissimo e ancora da tutti apprezzato “1984“.

L’idea per “HAL” nacque nell’estate del 1998. Apple all’epoca lottava per reimporsi sul mercato e con l’arrivo a breve dell’anno 2000 una delle paure più diffuse dell’epoca era il cosiddetto “millenium bug”, un potenziale difetto informatico che poteva manifestarsi al cambio di data della mezzanotte tra il 31 dicembre 1999 e il 1º gennaio 2000 nei sistemi di elaborazione dati. Il principio alla base dell’errore risiedeva nel fatto che, per rappresentare le date, diversi sistemi operativi e software sviluppati a partire dagli inizi dell’informatica utilizzavano solo due cifre decimali per memorizzare l’anno; tali cifre potevano assumere i valori compresi da “00” a “99”, dando per sottintesa, come base di partenza, l’anno 1900. In questo modo, al raggiungimento dell’anno 2000, le conseguenze sarebbero state imprevedibili.

I sistemi di Apple non hanno mai avuto il problema del “millenium bug”. Potevano e possono gestire date molto avanti nel tempo poiché sfruttano per la memorizzazione interi a 32 e (nei sistemi più recenti) a 64 bit (ne abbiamo parlato qui). In una conversazione tra Steve Jobs e Segall (all’epoca creative director dell’agenzia TBWA/Chiat/Day), Jobs evidenziò la peculiarità del Mac invitando il creativo a pensare qualcosa in merito.

Pensando e ripensando, a Segall venne in mente HAL 9000, il supercomputer di bordo che si vede nel film “2001: Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick, basato sull’omonimo libro di Arthur C. Clarke. Il film è ambientato nel 2001 è il creative director immaginò HAL pensare al passato, a cos’era accaduto nel 2000. Poteva letteralmente rappresentare la voce dell’esperienza.

Segall chiese all’art director Susan Alinsangan (sua anni dopo l’idea delle silhouette che si vedono nella campagna pubblicitaria degli iPod) di collaborare al concetto e crearono uno storyboard da inviare a Steve Jobs. L’intero spot sarebbe stato incentrato sulla visione dell’inquietante occhio rosso HAL mentre parla con l’astronauta Dave, sulla falsariga di quanto accade nel film.

Non era facile risolvere le varie questioni legali ma questo era nulla se prima Jobs non avesse approvato l’idea. Lo storyboard fu terminato in poche ore e inviato via mail a Steve Jobs nel pomeriggio. Segall pensava di chiamare Jobs la sera per capire cosa ne pensasse ma Jobs chiamò immediatamente e disse: “Lo adoro!”. “Sarei stato già euforico se si fosse fermato qui” dice Segall, “ma Jobs aggiunse: pensi che potrebbe diventare una buona pubblicità per il Super Bowl?” (l’evento sportivo e mediatico più seguito negli USA e non solo, ndr).

L’agenzia cominciò a investigare su come risolve le questioni legali legate al diritto d’uso dell’immagine di HAL e i riferimenti al film di Stanley Kubrick. Sfruttare HAL richiedeva l’approvazione di due diverse entità: Metro-Goldwyn-Mayer (MGM) era titolare del concept, e Stanley Kubrick dei diritti sul personaggio. “MGM”, scrive Segall, disse una cosa del tipo:”Nessun problema: volete HAL per una pubblicità? Accomodatevi pure”. Il problema era capire cosa ne pensava Kubrick. L’avvocato del regista informò l’agenzia che era difficile mettersi in contatto con Stanley. Non sempre era disponibile ed era a Londra impegnato nel lavoro di post-produzione di “Eyes Wide Shut”. Suggerì ad ogni modo di preparare un pacchetto da inviare a Londra per spiegare il progetto e, se Kubrick fosse stato disponibile, si sarebbe fatto sentire. Fu preparato tutto, senza capire quanto tempo avrebbe richiesto la visione del progetto e l’eventuale approvazione. Con la speranza di avere la “benedizione” di Kubrick, era necessario preparare un demo della pubblicità. Ricreare HAL non era eccessivamente complesso. Più complicato avere la voce. Nel frattempo che si studiava la soluzione della voce, per il demo fu sfruttata quella di Segall.

Il pacchetto fu inviato a Kubrick con una lettera di presentazione, spiegando che si trattava di un’estensione della campagna “Think different”, includendo le pubblicità della serie “Crazy Ones” ed esempi dei cartelloni “Think different”. Con immensa sorpresa, Kubrick rispose dopo pochi giorni, approvando entusiasta il progetto.

A questo punto rimanevano due problemi da risolvere: ricreare la visual del film e la questione della voce. Per gli effetti visivi il compito fu affidato a Mark Coppos, regista di varie pubblicità realizzate dall’agenzia, maestro dell’illuminazione e del rigging (le strutture luci), entusiasta utente Mac e “un uomo fantastico” che avrebbe potuto ricreare ciò che aveva in mente l’agenzia.

La voce HAL nell’originale film in lingua inglese è dell’attore britannico Douglas Rain. Il problema è che nel 1998 il film era un grande classico che aveva già 30 anni. La produttrice si mise alla ricerca di Rain (che viveva da anni in Canada) ma questo non era interessato a partecipare spiegando che Apple si era messa in contatto anni prima con lui e per motivi non chiari non voleva lavorare per loro. Non ci fu nulla da fare, neanche spiegando che lo stesso Kubrick aveva dato il consenso. Si tentò a questo punto la strada di un imitatore ma non era facile trovare qualcuno in grado di riprodurre la voce di HAL. Disperato, Segall continuò ad affinare la sua voce e a un certo punto pensò che qualche studio particolarmente attrezzato nelle modifiche audio avrebbe potuto aiutarlo. Dopo ore e ore di audizioni alla ricerca della voce da usare per HAL, fu ad ogni modo individuata: quella di Tom Kane, doppiatore di talento che aveva già lavorato dando voce a molti personaggi nei giochi di Star Wars, incluso C-3PO e dunque in qualche modo con esperienza nel mondo “spaziale”.

Kane aveva l’abilità di catturare sfumature nelle voci rendendole particolarmente reali. Spiegò che la caratteristica della voce di HAL era il leggero tocco dell’accento canadese di Rain. Tom si rivelò una persona di talento, “fantastica” per lavorare e la pubblicità con HAL fu la prima di una serie di collaborazioni che in seguito nacquero con l’agenzia.

La voce di Kane piacque moltissimo a Segall e questo non vedeva l’ora di farla sentire a Jobs. Quando il co-fondatore di Apple la sentì disse: “Non somiglia a HAL, non ti sembra?”. Per Segall fu un brutto colpo ma in qualche modo riuscì a convincere Jobs.

Passando alla produzione vi erano sfide non semplici da superare per ricreare lo stile Kubrick. Fu necessario sfruttare lenti speciali, affittando componenti da 100.000$ per enfatizzare la minacciosa presenza dell’occhio elettronico rosso, sullo stile di quanto aveva fatto il regista. Furono pazientemente ricreati anche i riflessi delle luci fluorescenti nelle lenti e altri effetti che ricalcavano perfettamente scene viste del film.

A un certo punto l’idea di trasmettere la pubblicità al Super Bowl fu cancellata ma lo spot fu sfruttato in occasione dell’apertura del Macworld di San Francisco il 5 gennaio del 1999 e HAL usato anche per “interagire” sul palco con Steve Jobs anche se per leggeri errori nelle pause non tutto andò perfettamente come previsto (guardate il filmato qui in basso). L’idea di usare HAL piacque alla dirigenza di Apple e uno spot da 60 secondi fu ad ogni modo trasmesso in occasione del Super Bowl a fine gennaio del 1999, evento visto da almeno 100 milioni di spettatori. Lo spot non piacque a tutti ma il giorno dopo Stanley Kubrick chiamò Jobs per congratularsi e fare i complimenti per l’ottimo lavoro, segno che Segall, Jobs e il suo team avevano visto giusto.

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