Prima di poter mettere le mani sul tablet PlayBook occorre pazientare in fila: da sempre lo stand di RIM è uno dei più visitati del Mobile World Congress ma quest’anno l’affollamento dell’area espositiva è esploso. Per la prima volta nella storia della multinazionale canadese l’attrattiva principale non è uno smartphone BlackBerry, a cui è dedicato comunque oltre la metà dello spazio espositivo, bensì il compatto e scattante PalyBook. L’affollamento è giustificato: qui a Barcellona il PlayBook ha il suo battesimo del fuoco nel Vecchio Continente; le nostre impressioni sul concorrente che RIM si appresta a lanciare nella ormai affollatissima arena dei tablet, abbiamo già riferite dal CES di Las Vegas quando per la prima volta Macitynet ha avuto l’occasione di provarlo di persona. Si tratta di valido concorrente di iPad, uno dei più originali e uno dei pochi che ha la possibilità di offrire un’esperienza in un tempo simile ed alternativa a quella del dispositivo Apple. È veloce, funzionale, ha un’interfaccia efficiente e si presenta anche come un prodotto di qualità dal punto di vista estetico. Ovviamente per esprimere un giudizio definitivo non basta qualche decina di minuti di prova, ma che si tratti di un salto di qualità rispetto a molti prodotti Android ma anche e soprattutto di un cambio di direzione per RIM, ci sono pochi dubbi. È quindi comprensibile l’entusiasmo con cui Alberto Acito, Managing Director RIM Italia, ci accoglie allo stand della società di Waterloo facendoci ben comprendere, fin da subito, l’eccitazione e l’entusiasmo con cui anche nel nostro paese di attende il lancio di PlayBook ma anche la trepidazione per quella che viene definita dal manager; «Una nuova fase che inizierà con il PlayBook che non rappresenta soltanto il nostro primo passo nel mercato dei tablet ma il consolidamento di una nuova strategia iniziata negli smartphone e che si completerà con PlayBook. Non più solo business e comunicazione – spiega Acito – Ma anche e soprattutto un passo avanti nei nuovi dispositivi connessi per quanto riguarda il tempo libero, l’intrattenimento, le piattaforme e la comunicazione social».
Secondo Acito il vantaggio del PlayBook è l’hardware: il processore dual core da 1GHz, lo schermo da 7″ e una predisposizione naturale per le prestazioni elevate, il multitasking e anche per i giochi. “Abbiamo avuto un riscontro incredibile prima al CES e ora qui a Barcellona. I visitatori hanno preso d’assalto il nostro booth per toccare e provare il tablet – racconta il dirigente – La risposta del pubblico è stata sorprendente”. Non si tratta di una esagerazione: anche all’ultimo giorno della fiera di Barcellona, quando il numero dei visitatori comincia a calare, provare il PlayBook richiedeva, come possiamo testimoniare personalmente, sempre qualche turno di attesa.
Ma RIM non è e non può essere solo PlayBook; la marcia prosegue anche per il settore storico degli smarpthone: “Dopo il recente lancio del Torch basato sull’os BlackBerry 6, RIM si prepara a introdurre nuovi modelli e nuovi smartphone che arriveranno nel corso dei prossimi mesi, sempre basati su BlackBerry 6”. Per il momento la multinazionale canadese non ha in programma la fusione delle due piattaforme per dotarle di un unico sistema operativo: “Per ora l’acquisito QNX impiegato sul PlayBook rimane destinato ai tablet, mentre l’os degli smartphone continuerà ad essere l’ultima versione del sistema BlackBerry 6”.
Per competere con l’esplosione del mondo delle app RIM sceglie una strada diversa improntata al controllo della qualità “Non importa il numero – dichiara Acito riferendosi più o meno direttamente ad App Store ma anche al mercato delle app di Android – Quanto piuttosto l’utilizzo e l’esperienza possibili per l’utente”. Contro la proliferazione di smartphone e tablet eterogenei del mondo Android e per evitare di sottoporre agli utenti un vasto numero di app di qualità dubbia, RIM punta ad offrire una esperienza e funzioni di qualità: “Non basta vendere smartphone – aggiunge Acito precisando la strategia della società – RIM investe sui prodotti e anche sui servizi sempre in ottica di valore”.
A intervista conclusa ci mettiamo di nuovo in fila per provare il PlayBook. Individuata una postazione dimostrativa con meno persone in attesa, con un ulteriore colpo di fortuna, l’utente davanti a noi completa il test poco dopo il nostro arrivo. A differenza della prova veloce di Las Vegas questa volta ci prendiamo qualche minuto in più per testare meglio il tablet. Le prime impressioni sono confermate: il PlayBook può essere impugnato senza sforzo con una sola mano ed è un “giocattolo” da cui ci si separa con difficoltà. Il sistema QNX risponde rapido e fa veri e propri miracoli per quanto riguarda il multitasking. Rispetto all’iPad attuale il PlayBook offre una esperienza diversa e prestazioni da capogiro; anche se va detto che il rapporto con il modello di iPad che siamo abituati a maneggiare ogni giorno non è onesto. Il PlayBook non è ancora in commercio, l’iPad è nelle mani dei clienti da 10 mesi. Sarà piuttosto l’Pad 2 il confronto e per farlo dovremo attendere il suo lancio. Quel con cui possiamo confrontare il PlayBook sono i tablet Android con Honeycomb su cui abbiamo pure messo le mani a Barcellona; tutti, come il tablet RIM, sono ancora in attesa del lancio e tutti sono un po’ tutti uguali e qualche volta non troppo responsivi e non troppo facili da capire, ovvero l’esatto contrario di PlayBook. Come detto in apertura non possiamo dire di avere fatto un test completo né di poter esprimere un giudizio definitivo ma già da oggi se ci chiedessero di indicare un’alternativa al tablet della Mela, il PlayBook rientrerebbe senz’altro in questa rosa molto ristretta.