Tra i corridoi della Fira di Barcellona abbiamo avuto l’opportunità di incontrare i responsabili di CUPP, dinamica azienda norvegese focalizzata sul settore della ricerca hardware. In un’intervista esclusiva ci è stato mostrato un MacBook Pro, all’apparenza come tutti gli altri, ma facente girare una versione di Linux Ubuntu al suo interno.
La solita virtualizzazione?
No.
Gli ingegneri di CUPP hanno realizzato un vero ibrido, alloggiando un processore della famiglia ARM all’interno del vano DVD, in cui è stato ricavato lo spazio necessario per il trapianto. Il MacBook Pro in questione, vive adesso con due cuori: a lato della sua anima Intel convive il TI OMAP 3530 (il cui nucleo è ARM Cortex A8 con sottosistema di accelerazione grafica PowerVR SGX 530 2D/3D).
Il passaggio da un processore all’altro avviene istantaneamente, per mezzo di uno switch ingegnosamente posizionato nel foro per il cavo di sicurezza Kensington. Nel filmato che abbiamo realizzato è mostrato chiaramente l’effetto dello switch. I due mondi risultano indipendenti l’uno dall’altro, con i vantaggi (sicurezza, gestione separata dell’energia) e gli svantaggi del caso (niente cartelle condivise tra i due OS).
Tuttavia, trattandosi di un prototipo, le considerazioni sull’ergonomia passano in secondo piano rispetto all’originalità della soluzione. L’idea di un portatile che abbia autonomia fino a 30 ore è decisamente allettante rispetto alla complicazione realizzativa della proposta.
In questa prima fase il progetto risente ancora di uno stato perfettibile. Il driver del trackpad è ancora acerbo e necessita di essere guidato con durezza, ci spiega Mr. Omar Nathaniel Ely, presidente di CUPP. Contemporaneamente ecco spuntare dalla borsa di Mr. Kevin McDonnell, un secondo MacBook dalla personalità nascosta.
L’altro Mr. Hyde (il verbo inglese “to hide” è “nascondersi”) risulta ancora più sorprendente: l’interruttore fa passare il portatile da Mac OS X ad Android. Un’unione a cui nessuno aveva ancora pensato.
CUPP non ha uno stand al MWC: il nostro è stato un incontro semiclandestino dopo accordi telefonici dell’ultimo minuto. Scherzando abbiamo ipotizzato che non volessero essere trovati dagli “Apple-guys”… mentre in realtà la società è formata al momento da soli ingegneri, senza propaggini commerciali in grado di allestire gli spazi della giusta visibilità.
Probabilmente, se Gassée avesse ragione, l’anno prossimo sarà diverso …