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Musica in streaming: non è un buon affare né per Spotify, né per gli artisti

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La musica in streaming non sta dando i risultati sperati, nemmeno quando si parla di grandi nomi come Spotify. Il colosso musicale, infatti, non sembra navigare in buone acque, almeno a giudicare dalle ultime dichiarazioni diffuse in via ufficiale, secondo le quali nell’anno 2013 le perdite nette registrate si aggirano attorno agli 80 milioni di dollari.

E’ pur vero che, guardando agli incassi di ben  747.000.000 Euro solo nell’anno 2013 si potrebbe pensare ad un business florido, ma così non è. Infatti, occorre  precisare che gran parte delle entrate servono a pagare case discografiche ed editori. Inoltre, sebbene dati alla mano siano più di 50 milioni gli utenti registrati al servizio, la maggior parte di questi opta per un abbonamento gratuito, senza sottoscrivere alcun abbonamento mensile. Solo 8 dei 36 milioni di ascoltatori attivi alla fine dello scorso anno, hanno contribuito alle casse di Spotify sottoscrivendo canoni mensili.  Nello stesso bilancio, Spotify ha dichiarato che il 91 per cento del fatturato, pari a circa 897 milioni di dollari, proviene direttamente dalle sottoscrizioni con un supplemento di 90 milioni dollari provenienti da annunci pubblicitari. Questi numeri, in ogni caso, non hanno certamente trovato riscontro positivo dagli artisti, che dal canto loro non sono troppo entusiasti delle remunerazioni. Per questo, star come Taylor Swift hanno deciso di rimuovere tutte le proprie canzoni dal catalogo musicale Spotify . Gli artisti, insomma, iniziano a pensare che il servizio non stia pagando ciò che dovrebbe, soprattutto per i clienti che usufruiscono del servizio gratuito senza sottoscrivere abbonamenti.

In questo contesto non troppo positivo per Spotify il vero colpo di grazia potrebbe venire direttamente da YouTube Music Key e dal servizio di streaming musicale Beats Music, che Apple potrebbe addirittura integrare nelle prossime versioni di iOS, raggiungendo così subito una vasta utenza. Ciò nonostante, però, rimane il dubbio di poter trarre ingenti profitti dal settore della musica in streaming, dato che l’attuale colosso Spotify non sembra proprio riuscirci. In questo senso, allora, la vera arma di Apple potrebbe essere rappresentata dal reclutamento di Dr. Dre e Lovine, che forti della loro esperienza conoscono molto bene questo business. Ed allora, con tutta probabilità, il vero acquisto messo in atto dalla casa di cupertino non riguarda solo e soltanto il marchio Beats, quanto il know how di Dr. Dre e Lovine, che potrebbero finalmente creare un servizio di streaming musicale efficiente, in grado di portare guadagni ad Apple e agli artisti, attualmente non troppo contenti di come Spotify gestisce le royalties.

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