A differenza di Amazon e di Google, la multinazionale della Mela è l’unica società in corsa per fornire lo storage e la riproduzione audio via cloud ad aver già siglato nuovi accordi mirati con due delle 4 major musicali. La nuova fuga di notizie segue di poche ore l’indiscrezione di Reuters in cui il sistema on the cloud della Mela viene definito come già pronto e completo, anche se l’agenzia stampa riportava che Apple era ancora in trattativa con le principali etichette.
Ora il quadro risulta ulteriormente precisato: Cupertino sarebbe l’unico competitor per i servizi cloud musicali ad aver già siglato un accordo mirato con 2 delle 4 major tra Universal Music, Warner, Sony ed EMI. Pur trattandosi di una indiscrezione la notizia risulta decisamente attendibile perchè riportata da un sito satellite del The Wall Street Journal, la testata statunitense più vicina alle cose della Mela. Interessanti anche gli altri dettagli trapelati che offrono un quadro completo della situazione tra i tre competitor mondali in corsa per il nuovo promettente mercato della musica on the cloud: Apple, Amazon e Google appunto.
Amazon è stata la prima a lanciare la propria soluzione cloud alla fine di marzo cogliendo di sorpresa utenti e osservatori ma, secondo gli addetti esisterebbe una differenza sostanziale tra il sistema di Amazon e quello in arrivo da Apple. Innanzitutto Amazon non ha siglato nuovi accordi con le etichette musicali avendo adottato un approccio originale, senza dubbio molto più veloce da implementare ma non privo di effetti collaterali. In sostanza Amazon considera i file audio degli utenti come proprietà esclusiva degli utenti stessi: il più grande retailer del web offre così uno spazio di storage che può essere utilizzato per conservare qualsiasi file, musica compresa. Questa soluzione sembra abbia scatenato l’ira delle case discografiche che si vedono completamente escluse dall’equazione e da potenziali profitti, ora sempre più indispensabili a causa delle vendite in calo dei CD e l’andamento poco brillante degli store audio digitali. Il secondo svantaggio della soluzione di Amazon è che lo spazio server offerto agli utenti verrebbe di volta in volta utilizzato per conservare centinaia e anche migliaia di copie delle stesse canzoni, una copia per ognu utente.
Per quanto riguarda Google i servizi cloud sembrano procedere a rilento a causa di problemi sopravvenuti in fase di trattative con le case discografiche. Gli addetti ai lavori dichiarano che Big G abbia più volte modificato i termini delle proprie richieste: dapprima proponendo uno store online tradizionale per la musica digitale in stile iTunes, poi proponendo una soluzione per l’erogazione e lo storage online, infine prendendo in considerazione anche un eventuale sevizio musicale in abbonamento. Secondo i dirigenti coinvolti nelle trattative, i cambi nelle proposte di Google sono probabilmente dovuti all’avvicendamento tra Eric Schmidt e Larry Page nel ruolo di Ceo della società, avvenuto il primo aprile, in ogni caso il risultato finale è un prolungamento dei tempi per la chiusura dei contratti.
Viceversa Apple ha interpellato da subito le etichette musicali per siglare un nuovo tipo di licenza che comprendesse anche i nuovi servizi di memorizzazione e riproduzione cloud. “Sono stati molto aggressivi e riflessivi – ha dichiarato un addetto ai lavori riferendosi alle manovre di Cupertino concludendo – Sembra che vogliano iniziare presto”. Grazie ai contratti diretti con le major il nuovo servizio di Apple sarà meglio implementato, più robusto, dotato di interfaccia e funzioni migliori rispetto a quello giù disponibile di Amazon. Oltre che per la tradizione di qualità dei prodotti della Mela, i plus della soluzione cloud in arrivo sembrano derivare direttamente dagli accordi con le case discografiche. Invece di conservare centinaia e migliaia di copie delle stesse canzoni, una copia per ogni utente dei servizi Amazon, Apple potrà memorizzare sui propri server una sola versione master in alta qualità di un brano per poi renderlo disponibile per l’ascolto a tutti gli utenti che hanno acquistato quel brano.
Non sono ancora noti i dettagli del servizio cloud della Mela, soprattutto per quanto riguarda eventuali costi per lo spazio di memorizzazione o per acquisti dei brani con costo superiore dovuto alla possibilità di riproduzione totale via Internet e su qualsiasi dispositivo. Apple potrebbe riversare in parte questi maggiori costi agli utenti, oppure accollarsi completamente le spese, in ogni caso quello che sembra certo ancora prima del lancio e della presentazione è che la soluzione Apple promette già da ora una qualità e una integrazione superiore rispetto all’offerta di mercato. Si tratta della miscela che sta alla base del successo dei prodotti e dei servizi di Cupertino, difficile da imitare e ripetere.