Una mummia è soltanto un corpo conservato avvolto nelle bende, ma se guardato con gli occhi di un egittologo e osservato attraverso strumenti tecnologici, può raccontare la storia di quel corpo e di tutto un popolo.
E può farlo senza che nessuno sposti la benda di un centimetro, ma con uno bendaggio virtuale, ottenuto grazie a tecniche riconducibili all’archeometria, analisi radiografiche, TAC, fotografie. I dati raccolti da queste analisi – e quelli legati agli scavi, alle analisi di altri reperti, manoscritti, ampolle, papiri, pitture murali – sono il risultato di una “Archeologia Invisibile”, quella che è in mostra al Museo Egizio di Torino.
Il museo torinese racconta attraverso un’esposizione temporanea che sarà visitabile dal 13 marzo 2019 al 6 marzo 2020 i risultati di una ricerca condotta su alcuni reperti della collezione: una ricerca incominciata quattro anni fa e i cui risultati – gli elementi e le notizie più importanti degli oggetti osservati – sono stati svelati grazie alla tecnologia.
“Archeologia Invisibile” è stata sviluppata in collaborazione con università, istituti di ricerca, enti e istituzioni di tutto il mondo: un sistema di relazioni che va dagli Stati Uniti – è il caso del Massachussets Institute of Technology – alla Gran Bretagna, dal Giappone alla Germania, dall’Olanda all’Egitto, passando per numerose prestigiose realtà più prossime, come il Centro Conservazione e Restauro di Venaria Reale, i Musei Vaticani e il CNR.
Tre sezioni: scavi, analisi, restauro e conservazione
La mostra si sviluppa attraverso tre sezioni dedicate alle fasi di scavo, alle analisi diagnostiche, al restauro e alla conservazione, a loro volta suddivise in dieci sottosezioni tematiche, propongono dimostrazioni concrete delle diverse aree di applicazione del connubio tra egittologia e nuove tecnologie, cui l’allestimento stesso ricorre, con installazioni multimediali – curate dal team di giovani ingegneri e creativi di Robin Studio – e spazi d’interazione digitale per un’esperienza di visita immersa, supportata da un’audioguida dedicata, realizzata dalla Scuola Holden.
L’allestimento hi-tech
Per la mostra, che nasce dall’incontro fra il lavoro di ricostruzione storica degli archeologi e dei conservatori del Museo Egizio sulla propria collezione e gli strumenti mutuati dalle più recenti frontiere dello sviluppo tecnologico, è stato, infatti, scelto un allestimento a metà strada tra passato e futuro, dove accanto ai reperti originali trova spazio la tecnologia: video, app che sfruttano la realtà aumentata, reperti stampati in 3D e un’installazione in video mapping.
“L’epilogo della mostra propone quest’installazione con la proiezione su un modello 3D in scala 1:1 del sarcofago dello scriba reale Butehamon, che rappresenta il clone digitale dell’originale esposto in sala – spiega Enrico Ferraris, egittologo del Museo Egizio e coordinatore scientifico della mostra -.
Si tratta del supporto di una nuova narrazione della biografia del sarcofago, dalla sua costruzione alla sua musealizzazione, dalla sua prima decorazione, al suo invecchiamento e al suo restauro”. Un racconto in immagini, che si può quasi toccare e che racconta in modo drammatico, ma anche scientifico, la storia di un reperto e contemporaneamente quella degli uomini che hanno costruito il sarcofago, e quella dei ricercatori che oggi lavorano per comprendere e permettere a tutti di comprendere meglio la storia.
Egittologia, scienze e tecnologia insieme
Il progetto “Archeologia invisibile” muove dall’intento di esplorare l’affascinante dimensione dell’attività di investigazione che le moderne apparecchiature, applicate alle modalità di indagine e ricerca dell’egittologia, consentono di compiere nello studio di un reperto archeologico: grazie alla crescente interazione con la chimica, la fisica, la radiologia, il patrimonio materiale della collezione di Torino rivela di sé elementi e notizie altrimenti inaccessibili, che permettono di tratteggiarne volti ancora ignoti.
Il Museo Egizio immerso nella rivoluzione digitale
La scelta di raccontare questi elementi di “archeologia invisibile” attraverso il linguaggio digitale non è stata casuale, in un museo che già dal 2015 guarda al digitale con attenzione. “Non possiamo affrontare le sfide digitali senza mettere in dialogo la tecnologia con la ricerca, soprattutto ora – ha detto il direttore del Museo Egizio Christian Greco -.
Oggi siamo immersi in una rivoluzione digitale che ha già profondamente trasformato il nostro approccio cognitivo e il modo di lavorare. Una maggiore collaborazione tra le professionalità differenti e lo sviluppo di un vero approccio multidisciplinare sono l’unico metodo che abbiamo per affrontare le sfide del futuro, un futuro che per i musei sarà fatto sempre di ricerca”. Una ricerca che non camminerà più senza la tecnologia.
La mostra “Archeologia invisibile” si potrà visitare il lunedì dalle 9 alle 14 e da martedì a domenica dalle 9 alle 18.30. Il biglietto (comprensivo di ingresso al Museo Egizio e visita alla collezione permanente) costa: intero 15 euro, Ridotto 11 euro per i visitatori da 15 a 18 anni, ridotto 1 euro per i visitatori dai 6 ai 14 anni, ridotto 1 euro per i gruppi scolastici da 6 a 14 anni + n° 2 insegnanti ed è gratuito per i bambini fino a 5 anni. Maggiori informazioni per organizzare la propria visita al Museo Egizio si trovano sul sito ufficiale.