Mozilla ha risposto alla causa antitrust del Dipartimento di Giustizia USA contro Google ma anziché elogiare l’azione del Dipartimento, gli sviluppatori del browser Firefox hanno espresso timori, sottolineando che l’offensiva legale potrebbe portare a problemi nella partnership commerciale con Big G, con “danni collaterali” causati dalla lotta contro le presunte pratiche monopolistiche di Google.
Il Dipartimento di Giustizia USA, lo ricordiamo, accusa Google di comportarsi come un monopolista, puntando il dito contro pratiche che “impediscono alle società rivali di competere”, e di “soffocare la concorrenza causando danni ai consumatori”. I problemi riguardano il settore delle ricerche online e quello dell’advertising (le inserzioni pubblicitarie).
“Piccole e indipendenti aziende come Mozilla vivono innovando, scardinando le regole e fornendo agli utenti funzioni leader nel settore e servizi in aree quali le ricerche”, spiega Amy Keating – chief legal officer di Mozilla – in un post sul blog aziendale. “L’esito finale di una causa antitrust non dovrebbe comportare danni collaterali ad organizzazioni come Mozilla che si trovano nella posizione migliore per spingere la concorrenza e proteggere gli interessi dei consumatori sul web”.
Mozilla ha lunghi e complessi trascorsi con Google. Negli ultimi anni l’azienda che sviluppa Firefox ha lanciato una vasta serie di iniziative nell’ambito della privacy, prendendo di mira Big G ma pochi mesi addietro ha anche presentato una estensione per permettere dal suo browser di fornire aiuto a Google migliorando il funzionamento dell’algoritmo di YouTube che suggerisce i video agli utenti.
Se da una parte Mozilla si presenta come azienda che “mette le persone prima del profitto”, seguendo un serie di principi sulla privacy dei dati, dall’altra ha bisogno di Google per garantire la sua stessa esistenza. Big G paga centinaia di milioni di dollari affinché Google resti il provider di ricerca predefinito di Firefox in diverse nazioni in tutto il mondo. Ad agosto di quest’anno si è vociferato di una partnership del valore di circa 450 milioni di dollari.
Sono ad ogni modo esattamente sodalizi come questi quelli non graditi al Dipartimento di Giustizia americano, accordi di esclusività, abbinamenti e impegni che potrebbero trasformarsi in comportamenti anticoncorrenziali, bloccando i canali distributivi e impedendo ai competitor di crescere.
Google paga non solo Mozilla ma anche produttori di dispositivi come Apple, LG, Motorola e Samsung, ma anche operatori di telefonia quali T&T, T-Mobile e Verizon, con l’obiettivo di imporre Google come motore di ricerca di default e in alcuni casi impedendo di proporre motori di aziende concorrenti. Firefox detiene un market share di solo il 4% su tutte le piattaforme, ma è una quota di mercato abbastanza grande da poter garantire introiti per centinaia di milioni di dollari da parte di Google.
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