“Un giorno triste per il web”: sono queste le parole con le quali Tristan Nitot, presidente di Mozilla Europa, commenta la decisione di Opera di abbandonare l’engine “Presto” per passare al Webkit, “motore” usato da browser quali Chrome e Safari. Secondo Nitot, la decisione di Opera significherà meno diversità per i rendering engine e il rafforzamento di quella che è definita la monocultura del WebKit sul versante mobile, rendendo difficile favorire standard diversi da quelli pensati da chi promuove questo engine.
Opera, non bisogna dimenticarlo, è l’artefice di varie idee copiate poi dai concorrenti: la navigazione a pannelli, la ricerca direttamente dalla barra degli indirizzi, le gesture, i top sites e altro. Nonostante le preoccupazioni comprensibili dal punto di vista di Mozilla, bisogna anche ricordare che, benché Safari e Chrome condividano lo stesso “motore”, i due software sono per vari aspetti differenti: sfruttano due diversi engine JavaScript, due diverse interfacce, differenti servizi di sincronizzazione, ecc. Opera può e saprà certamente ritagliarsi un suo spazio, sfruttando l’engine per il rendering e attivando funzioni in grado di attirare vecchi e nuovi utenti.
A proposito di Chrome, interessante un retroscena poco noto raccontato da Jeff Nelson, da molti considerato l’inventore di Chrome OS giacché iniziò a lavorare sul progetto nel 2006, ancora prima dell’appoggio ufficiale di Google. L’idea era di sviluppare un sistema basato sulle app, il tutto sostenuto da un browser, a sua volta gestito da un kernel Linux. Il browser in questione doveva inizialmente essere… Firefox (nel 2006 Google non aveva ancora sviluppato un proprio browser). Per ironia della sorte, Firefox OS, il progetto cui sta lavorando Mozilla, ora ricorda molto il modello cui aveva pensato Nelson.
[A cura di Mauro Notarianni]