Il telefono è apparentemente secondario in una gamma di prodotti sempre più ricca: non fraintendeteci, il nuovissimo Motorola Edge 30 (senza pro) con schermo da 6.5 pollici di alta qualità, comparto fotografico di tutto rispetto, processore potente ma risparmioso (più risparmioso del fratello maggiore), suono stereo Dolby Atmos e una serie di caratteristiche che lo rendono interessante nell’unica versione (8/128GB) e due colori (grigio e verde) oltre al prezzo. Lancio sino a fine maggio a 399.90 euro e poi si passa a 549,90. (In questo altro articolo tutte le specifiche e prima presa di contatto).
Tuttavia, non è questo il punto. Ci saranno altri annunci durante l’anno, Motorola inoltre ha già “partorito” il peso massimo per quest’anno, cioè Edge 30 Pro, e in generale sta lavorando ad ampliare una gamma e renderla presente non solo nel maggior numero di negozi possibili, ma anche fornire servizi di post-vendita e di assistenza all’altezza, sia per retailer che per clienti finali. Né più né meno di come fece (con grande successo, bisogna dire) Samsung al momento del suo lancio e poi dell’esplosione nel mercato italiano ed europeo.
Proprio di questo parliamo: l’esplosione. Perché a questo punto Motorola è tornata, anche se si tratta di una piattaforma di marchio con una proprietà completamente nuova, cioè Lenovo. E, dopo un’ottima partenza in Asia (dove vengono materialmente costruiti i suoi telefoni) e negli Usa (dove c’è il quartier generale e dove vengono progettati), e nonostante difficoltà che avrebbero messo in ginocchio molti come il Covid e adesso la guerra, da due anni l’azienda sta lavorando tantissimo in Italia e in Europa. Lavora bene, oltretutto, e le premesse per un successo esplosivo che faccia crescere i volumi portandola nel trittico di testa dei produttori di smartphone anche nel nostro mercato non mancano. Ma ci riuscirà?
La chiave di Motorola
Ritorniamo appunto al quesito iniziale: l’iconico marchio americano, quella della prima telefonata storica di un cellulare a New York City, quello degli StarTac e degli 8700, l’indimenticabile marchio delle radio e degli impianti di trasmissione, un tempo garanzia di qualità “americana”, adesso torna con una piattaforma evidentemente diversa, con un vissuto completamente nuovo e con una tensione verso il mercato che ha una componente commerciale ma anche una componente marketing e di design. Qual è la declinazione vincente per l’azienda?
Abbiamo provato alcuni dei prodotti del nuovo ciclo di Motorola (la versione Edge 20 Pro e la nuova Edge 30 Pro) che si distinguono per un tentativo di rendere il telefono “differente” dal resto del branco, cioè della gran massa dei telefoni Android, seguendo un approccio sia di design che di funzionalità molto chiaro.
Si comincia con la scelta della semplificazione della versione praticamente stock di Android, con molte app Google come ad esempio Google Foto come chiave per la gestione del rullino del telefono, semplificando tantissimo i problemi di storage e gestione. E si prosegue con un design veramente minimalista ma gradevole, telefoni dalla forma semplice e universale, senza paura di staccarsi dal modello di design di Apple o quello dei colossi come Samsung da un lato e della coppia Xiaomi e Huawei dall’altro.
Dietro a tutto questo c’è insomma un pensiero che si sta declinando lungo una strada molto differente da quella a cui potremmo pensare e che, a dire la verità, sembrava all’inizio. I primi vagiti della nuova Motorola richiamavano in qualche modo la strategia di OnePlus e di altri marchi cinesi che cercano di distinguersi per fascia di prezzo e livello dell’hardware facendo di ogni limitazione una virtù. Non hai banda per produrre molti modelli? Fanne uno solo che vada bene per tutti, con hardware e software ben pensati e calibrati.
Crea una community, genera affidamento nella marca, proponiti in una fascia dove non ci sono concorrenti (strategia oceano blu) e offri qualcosa che non si riesce a proporre, sperando che sia quello che vuole il pubblico. Nel caso di OnePlus all’esordio è stato vendere telefoni di fascia medio alta a prezzi molto contenuti, andando in controfase rispetto all’esplosione dei prezzi di Apple e di Samsung.
In altre parole, se la vita ti ha dato limoni, fai delle limonate. La stessa cosa ha fatto all’inizio Motorola: di necessità virtù. Adesso però quella fase è finita. Il gigante americano con gli occhi a mandorla ha ripreso fiato, si è rialzato, è uscito dall’angolo ed è tornato sul centro del ring. Ancora le gambe non sono saldissime, l’inciampo può arrivare in qualsiasi momento. Gli avversari sono infidi e micidiali. Ma un colpo ben azzeccato permette sicuramente di conquistare punti: le quote di mercato in Italia sono in singola cifra ma la dirigenza di Motorola nel nostro Paese è convinta di riuscire a portarle in doppia e poi da lì continuare a crescere.
Il design
Abbiamo incontrato i vertici di Motorola Italia durante la presentazione del telefono di cui abbiamo parlato all’inizio e di cui potete leggere in questo articolo maggiori dettagli. La cosa che emerge con chiarezza è il desiderio di valorizzare la personalità di Motorola che, in questa fase, ruota attorno al termine “design”.
Comprendendo come si sta sviluppando il mercato in questa fase, cioè meno per la tecnologia e più per cosa si può fare con i telefoni, i ricercatori di Motorola lavorano evidentemente per arricchire la loro piattaforma non solo di funzionalità (ad esempio la possibilità di collegare il telefono a televisori e trasformarlo in un PC) ma anche di estetica, di modo di mostrarsi.
Non è un caso se la presentazione milanese ha avuto luogo nella location del museo dei premi Compasso D’Oro, aperta da soli tre anni (ma chiusa per il periodo del Covid, ovviamente) ma che è spiritualmente il posto dove Motorola vorrebbe tornare a posizionare i suoi prodotti. Infatti l’azienda sta cercando di riposizionare i suoi telefoni nell’ambito del concetto di “iconico” che è quello rappresentato dai prestigiosi vincitori del massimo premio italiano del design che ha visto nel corso dei dopoguerra l’affermazione di uno stile planetario che ha cambiato il modo con il quale immaginiamo, vediamo e interagiamo con il mondo attorno a noi.
Motorola ha scelto quel palco perché è quello l’ambito dove vuole tornare, quello l’ambito dove vuole che si posizionino i suoi telefoni attuali e futuri. La chiave di lettura di questa fase, che ha gambe commerciali e tecnologiche solidissime a nostro avviso, è basata su quel “di più” che sarà giocato sulla base di un contributo di stile e di design che forse potrebbe essere la chiave per aprire la porta, l’ingrediente segreto della ricetta, il di più che fa là differenza.