Ricercatori giapponesi sono riusciti a ottenere un nuovo record di velocità nella trasmissione dei dati, arrivando a 1,02 petabit al secondo (Pb/s). Come se non bastasse il risultato è stato ottenuto sfruttando cavi in fibra ottica che dovrebbero essere compatibili con esistenti infrastrutture. Come riferimento, 1 petabit equivale a un milione di gigabit; il nuovo record ha consentito di ottenere una velocità 100.000 volte superiore alla più veloce connessione domestica attualmente disponibile, risultati superiore anche alle connessioni da soli da “soli” 400 Gb/s che sfrutterà la NASA dal 2023.
A riferirlo è il sito New Atlas spiegando che con 1 Pb/s sarebbe teoricamente possibile trasmettere 10 milioni di canali al secondo con risoluzione 8K.
Il nuovo record è stato stabilito da ricercatori del giapponese National Institute of Information and Communications Technology (NICT) sfruttando diverse tecnologie emergenti. Il cavo in fibra ottica integra quattro “nuclei” – i tubi in vetro che trasmettono il segnale – anziché solo uno. La larghezza di banda è stata estesa a valori record di 20 THz, grazie ad una tecnologia nota come wavelength division multiplexing (WDM), un tipo di multiplazione utilizzato nei sistemi di comunicazione ottica.
Dal punto di vista tecnico, sono stati sfruttati 801 canali wavelength sulle tre bande C (quella convenzionale), L (onda lunga: 1565-1625) e la meno conosciuta (sperimentale) banda S (onde corte: 1460-1530 nm), combinando più segnali portanti ottici di diverse lunghezze d’onda all’estremità di trasmissione tramite multiplexer. Coadiuvati da alcuni sistemi di amplificazione dei segnali ottici e tecnologie di modulazione, è stato possibile arrivare alla velocità di 1,02 Pb/s, inviando dati attraverso 51.7 km di cavi in fibra ottica.
Non è la prima volta che gli scienziati del NICT riescono ad arrivare a 1-Pb/s nella trasmissione dati. Nel dicembre del 2020 è stata ottenuta velocità simile usando un cavo in fibra ottica con un singolo core e dati codificati in 15 “modalità”. È stato necessario creare circuiti integrati dedicati per la gestione di tali quantità di dati. Quanto ottenuto rappresenta un passo avanti non solo in termini di velocità ma anche perché è teoricamente possibile sfruttare la tecnologia con infrastrutture esistenti ed esistenti processi produttivi.