Forse il suo nome non lo avete mai sentito. Eppure ha conceputo qualcosa che ha cambiato la vita di milioni di persone. Roland Moreno, deceduto ieri a 66 anni, è stato infatti l’inventore delle smart card, le schede con chip che sfruttiamo nelle sue declinazioni nella SIM del telefono, nella carta di credito, per vedere la Smart TV e in numerosi altri campi.
La storia di Moreno ricorda un po’ quella di tanti altri big del settore, partiti dal nulla, “armati” di perspicacia nel lavoro che permette di superare qualsiasi ostacolo. Nato al Cairo nel 1945, Moreno ha fatto il garzone addetto alle consegne per il settimanale L’Express, diventando poi impiegato ministeriale e conducendo nel frattempo esperimenti nel campo dell’elettronica. Nel 1974 depositò il brevetto per la “carte à puce”, una scheda trasportabile in grado di memorizzare e gestire dati, idea che, amava raccontare, arrivò in sogno.
L’invenzione di Moreno declinata da lui stesso in 45 diverse varianti si calcola gli abbia permesso di guadagnare almeno 100 milioni di euro in ricavati. L’ultimo brevetto ha esaurito la sua validità nel 1999 e l’Innovatron (società creata nel 1972 per vendere le sue idee) si ritrovò da quel momento in difficoltà economiche, costretta a licenziare gran parte dei dipendenti e cedere le attività.
L’inventore francese nel 2000 annunciò che avrebbe regalato un milione di franchi (più o meno 150.000 euro di oggi) a chi fosse riuscito a violare entro tre mesi una delle sue memory-card. Non vi riuscì nessuno. Moreno amava ripeteva che, nonostante l’utilità della sua creatura, egli non meritava il premio Nobel: “Il circuito integrato non è una scoperta ma un’invenzione”.